Viaggio nelle Terre del silenzio - fotografie di Franco Pinna - dal 20 settembre
Oggi vengono riproposte qui, al Falco Grillaio, in un’esposizione permanente, alcune delle foto che Pinna ha realizzato al seguito di De Martino, e che già nei primi anni ’80 sono state parte di una grande mostra ospitata a Palazzo Lanfranchi, in un ideale dialogo con le opere di Carlo Levi che vi sono conservate.
A distanza di tanti anni, in un sistema dell’informazione radicalmente mutato rispetto a quello in cui operava Pinna, questi scatti appaiono come un documento nel documento, testimonianza anche di un modo di fare e intendere la fotografia. I vasti paesaggi della Basilicata, della Calabria, le mani e i volti di contadini e di pastori. Immagini di sofferenza e di fatica, di dimore fatiscenti, di campi che richiedevano sudore per essere lavorati. Dalle fotografie di Pinna emerge la storia di un mondo contadino ormai scomparso e anche quella della grande disponibilità umana dell’autore che mette l’uomo e il suo ambiente al centro della propria ricerca. Pinna ha saputo osservare le realtà del Sud Italia con pazienza, con rispetto, ha cercato di capirle, ha creduto nel proprio lavoro come strumento al servizio dell’uomo e per l’uomo, come impegno civile, e ha dato un volto, una memoria e delle chiavi di lettura per conoscere e comprendere quegli abitanti delle “terre del silenzio” che hanno rappresentato la “questione meridionale”.
Franco Pinna nasce in Sardegna, alla Maddalena, nel 1925 e cresce a Roma, dove il padre, ufficiale dell’esercito, viene trasferito negli anni ’30. Compie studi irregolari e svolge diversi mestieri, fino a quando a metà degli anni ’50 inizia a interessarsi al cinema e alla fotografia. Con alcuni amici - Caio Garrubba, Antonio Sansone, Ermanno Rea, Calogero Cascio - fonda una cooperativa fotogiornalistica che cerca di proporre un nuovo modo di raccontare per immagini, fuori dagli indirizzi editoriali della stampa degli anni ’50, e collabora con quotidiani e settimanali legati ai partiti della sinistra e ai movimenti sindacali.
Nel ‘52 viene invitato da Ernesto De Martino a partecipare come fotografo a una delle lunghe spedizioni di indagine etnografica che l’antropologo sta svolgendo in quegli anni nel Meridione d’Italia. Sono spedizioni che hanno rappresentato per l’etnologia italiana un momento di cruciale innovazione essendo fondate sull’idea di una ricerca interdisciplinare che ricostruisse anche attraverso la documentazione visiva e la registrazione sonora le tradizioni delle comunità oggetto d’indagine. E le fotografie di Pinna si rivelano infatti preziosa componente di questo studio, compiuto sulle orme dell’itinerario lucano di Carlo Levi, testimonianza della religiosità, della magia, del paganesimo, della vita del Sud d’Italia, finalmente restituita nella sua dimensione storica e nella sua complessità. Le foto di quella spedizione sono conservate al Museo delle Arti e Tradizioni di Roma.