Per l’antropologia e la demologia italiana (la disciplina che si occupa dello studio della cultura popolare), dal secondo dopoguerra in poi Matera à stata un punto di riferimento cruciale, grazie al suo prezioso bagaglio storico, architettonico e culturale, ma anche in virtù delle spinte trasformative portate dalle molteplici ‘letture’ che riceve dai suoi ‘ospiti’ (oltre agli antropologi, importanti artisti nazionali e internazionali, enti transnazionali per la valorizzazione del patrimonio culturale, studiosi e professionisti di varie discipline).
A questi temi è dedicato il convegno “La demologia come scienza normale? Quarant'anni di cultura egemonica e culture subalterne”, che si svolgerà nella Città dei Sassi dal 19 al 21 giugno nel Polo di San Rocco (Aula Sassu), e organizzato Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Culturali (DiCEM) dell’Università della Basilicata.
L’incontro ruota attorno al lavoro dell’antropologo italiano Alberto Mario Cirese e alle sue eredità per il presente e il futuro degli studi, e rappresenta, secondo gli organizzatori, “un nuovo contributo a questa storia di fertili condizionamenti reciproci tra il mondo degli antropologi dell’accademia e il tessuto sociale di questa città”. Il convegno è stato patrocinato dall’Apt, e rientra nel percorso di collaborazione intrapreso con l’Università di Firenze, con cui l’Unibas ha creato una vera e propria “rete” per lo scambio delle esperienze didattiche e di ricerca in diversi settori delle Scienze Umane.
Matera, per la storia dei dibattiti che ha ospitato e delle trasformazioni di cui è testimonianza, è uno dei luoghi più capaci di farsi simbolo di questa sinergia e della proposta di nuovi futuri costruiti a partire dalla ‘terra’: destinazione per eccellenza di un turismo di tipo ‘culturale’, ancora una volta accoglie prestigiosi ospiti intenzionati a farne bandiera di un futuro che non dimentichi e piuttosto rilanci le risorse dei paesaggi (agricoli, culturali, artigianali, artistici…) locali come fonte di sviluppo economico e sociale.
Per questi motivi, questa città vuole ospitare il convegno in oggetto, che costituisce il terzo e conclusivo appuntamento sul tema dopo le iniziative ospitate dalle Università di Firenze e Cagliari nel corso del mese di dicembre 2013.
Il primo appuntamento è in programma giovedì 19 giugno alle ore 15, con i saluti istituzionali e la prima sessione (CECS e la normalizzazione della demologia), si prosegue il 20 giugno, dalle ore 20, con il tema “Quali prospettive per gli studi sulla cultura popolare in Italia?”: le conclusioni il 21 giugno con la sessione “Esiste una cultura subalterna? Percorsi post-gramsciani”.
“Obiettivo dei lavori – ha detto il direttore del Dicem, Ferdinando Mirizzi - sarà quello di fare il punto sugli studi intorno alle tradizioni popolari in Italia, a 40 anni dalla pubblicazione del principale manuale scritto da Alberto M. Cirese, e discutere della situazione attuale e delle prospettive future della disciplina nel quadro del dibattito internazionale intorno all’etnologia europea. Il convegno è promosso e organizzato dal Dipartimento delle Culture
Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Culturali dell'Università della Basilicata in collaborazione con le Università di Firenze e di Cagliari, dove si sono tenuti precedenti incontri sul tema nel mese di dicembre 2013”.