Matera Cammina…..nell’Oasi di San Giuliano
Domenica 19 aprile alle ore 9.00 appuntamento in piazza Matteotti.
Abbigliamento consigliato: tuta e scarpette
Percorso: lunghezza circa 2,40 km; pianeggiante ma con terreno accidentato misto (sterrato, grano, arato….)
La Diga di San Giuliano è una delle opere principali del Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto.
I lavori di costruzione della diga furono avviati dal presidente del Consiglio Alcide De Gasperi in occasione della sua visita nei Sassi di Matera, nel luglio del 1950, i lavori furono ultimati nel 1958.
L’utilizzazione delle risorse idriche è di tipo irriguo.
Nel 1976 è stata istituita La Riserva Naturale Lago di San Giuliano.
Il territorio della Riserva comprende l’agro di Matera, Miglionico, Grottole , parte del corso del fiume Bradano , il lago e la gravina. Il territorio circostante il fiume ed il lago è caratterizzato dalla presenza di salici e pioppi mentre nelle vaste aree soggette al frequente alternarsi di allagamenti e prosciugamenti predominano i tamerici e piante di bardana. Il lago è circondato da una fascia di rimboschimento, nei punti più lontani dall’acqua si sviluppa la macchia mediterranea.
La fauna è molto ricca: il lago è un importante luogo di sosta per uccelli migratori, tra i quali ricordiamo l'airone bianco, il biancone, la cicogna. Questi sostano nell’Oasi durante il lungo viaggio di trasferimento che li porta dalle zone di nidificazione , in Europa, alle zone di svernamento in Africa. Tra i mammiferi ricordiamo la volpe, il tasso, l'istrice, il cinghiale.
Riadattando la struttura dell’antica masseria Zagarella, è stato realizzato il centro visita con il museo dell’Oasi e una sala convegno.
Vengono svolte attività didattiche e di tutela dell’area oggi considerata Zona di Protezione Speciale e Sito d'Importanza Comunitaria.
Nel 2006 è stato rinvenuto sulle sponde del Lago un scheletro fossile di balena risalente al Pleistocene. Il ritrovamento fatto dal proprietario del terreno limitrofo alla Diga, Vincenzo Ventricelli, suscitò immediatamente grande interesse nella Comunità Scientifica viste le perfette condizioni di conservazione e le dimensioni del fossile che con la testa raggiunge i ventisette metri di lunghezza. Le operazioni di recupero, molto lente, si conclusero nel 2011.
Oggi, a distanza di anni dalla fine del recupero, il grande cetaceo è accantonato in grossi contenitori di legno presso la Soprintendenza ai Beni Culturali.
Scongiurando un eventuale trasferimento del fossile si è
In attesa di individuare un sito idoneo ad ospitare un reperto che per le caratteristiche sopra menzionate è unico al mondo!!!!