Inaugurazione mostra Domenica 3 maggio 2009, alle ore 18.00, nelle Sale della Caccia.
Info utili: La Mostra rimarrà aperta fino al 30 maggio 2009. Il museo è aperto dal martedì alla domenica dalle 10,00 alle 14,00 e dalle 16,00 alle 20,00. Giornata di chiusura il lunedì.
Biglietto d’ingresso (comprensivo della visita al Musma) intero Euro 5,00; ridotto Euro 3,50.
Per informazioni e prenotazioni, anche delle visite guidate:
MUSMA. Fondazione Zétema tel. 0835/330582 – musma@zetema.org
MUSMA. Coop. Artezeta 320-5350910 – info@artezeta.it
La mostra, a cura di Giuseppe Appella, accoglie disegni e gioielli dal 1930 al 1970, e un gruppo di sculture e ceramiche del 1959-1960 per la prima volta esposte al pubblico. L’occasione viene fornita dalla presentazione del volume Attilio Lapadula: Architetture a Roma, pubblicato da Edilazio per le cure di Luca Creti e Tommaso Dore. Attilio Lapadula, infatti, diede a Afro l’opportunità di impegnarsi nell’espressione plastica, proprio come i fratelli Dino e Mirko (al primo Matera dedica quest’anno la mostra del Centenario della nascita, il secondo è stato il protagonista dell’estate lucana del 2007), coinvolgendolo nel 1947 nell’Arredamento del Caffè Brasil e nel 1950-51 nell’arredamento del Caffè Aragno in via del Corso a Roma (entrambi poi distrutti), nel 1960 nell’arredamento della Turbonave Leonardo da Vinci. Oltre a tutto questo, utile per mettere in luce il profondo rapporto intrattenuto dagli artisti con gli architetti impegnati nella ricostruzione, dopo le profonde ferite lasciate dalla guerra, la mostra continua il lavoro del Musma nell’analisi del territorio. Lapadula, era nato a Pisticci (Matera) nel 1917, ottavo di undici figli, e aveva manifestato immediatamente i suoi interessi per l’arte vincendo, nel 1934, i “Ludi juveniles”. Arrivato a Roma nel 1931, dopo gli studi ginnasiali a Potenza, si iscrive al Liceo Artistico di via Ripetta dove consegue la maturità nel 1935. Contemporaneamente inizia a collaborare con il fratello maggiore Ernesto (Pisticci 1902-Roma 1968) che nel 1930, in Piazza del Popolo, aveva aperto uno studio di Architettura nel quale il MIAR (Movimento Italiano di Architettura Razionale) teneva le sue prime riunioni. Ernesto, come è ben noto, è l’autore del Palazzo della Civiltà Italiana all’E 42 a Roma e, in Lucania, della chiesa di San Rocco a Pisticci, della Camera di Commercio a Matera, degli edifici scolastici di Acerenza e Forenza, del Liceo Ginnasio a Potenza. Attilio si laurea nel 1940 e subito diventa assistente di Plinio Marconi presso la cattedra di Urbanistica, disciplina di cui diverrà storico apprezzato, facendo parte anche della Commissione urbanistica del Comune di Roma. L’attività di insegnamento durerà fino al 1981, anno della sua morte. Tra i suoi lavori più noti: lo stabilimento balneare Kursaal a Ostia Lido (1950-1952), la sistemazione urbanistica e architettonica dell’area Ente Fiera ed Esposizioni di Catania (1951-1952), il Padiglione del Ministero dell’Agricoltura e Foreste all’Esposizione del 1953, Villa Angiolillo (Roma 1953-1955), Palazzo della Regione Sicilia (Palermo 1954-1955), Monumento ai Caduti di Bracciano (con Pericle Fazzini, 1955), sede della Democrazia Cristiana all’Eur (1956-1957), Casa Generalizia e casa di riposo Suore di Carità di Nostra Signora Madre di misericordia (Roma, 1962-1967), Grand Hotel “Leonardo da Vinci” (Roma, 1963-1974), Sede dell’IMI (Roma, 1966-1968), Piano urbanistico del comprensorio La Ferratella (Roma, 1972-1980).
Al contrario dei fratelli Lapadula, i ritmi della vicenda artistica di Afro non furono omologhi a quelli di Dino e Mirko. Dopo la iniziazione romana con Scipione, Mafai e Cagli, l’artista udinese, frequentando a Milano il fratello Mirko e lo studio di Arturo Martini, arricchì il suo bagaglio creativo con Ennio Morlotti e Renato Birolli. Nel primo dopoguerra la pittura di Afro fu definita neocubista. Successivamente, grazie alla collaborazione con la Catherine Viviano Gallery di New York, per il diverso clima culturale e la varietà della scena artistica americana, la sua opera si sviluppò verso l’astrazione, in uno stile di tormentosa grazia, di bruciante intensità cromatica, di erratico ritmare del segno che si annoda e si discioglie, ogni volta rinnovandosi in un gesto infallibile e felice.
Afro era nato a Udine nel 1912. Dopo gli studi a Venezia, dove si diploma nel 1931, si reca a Roma. Qui incontra i maestri della Scuola Romana e i giovani riuniti attorno a Cagli (Guttuso, Scialoja, Leoncillo, Fazzini, Capogrossi, Cavalli). Dopo la prima mostra milanese (Galleria del Milione, 1933) e la prima mostra romana (Galleria della Cometa, 1937), il successo della sua pittura è inarrestabile. Espone alla II Quadriennale di Roma nel 1935 e alla XX Biennale di Venezia nel 1938. Nel 1950, dopo una serie di personali in diverse città italiane, inizia la collaborazione con Catherine Viviano che attraverso la sua galleria di New York, fino al 1968, lo fa conoscere agli americani e lo introduce nelle migliore collezioni pubbliche e private. Seguiranno le partecipazioni alla Biennale di San Paolo del Brasile, a Documenta Kassel, al Premio Carnegie di Pittsburg e le personali a Oakland, San Francisco, Santa Barbara, Parigi, San Gallo, Lucerna, Darmstadt. Nel 1971 vince il Premio Presidente della Repubblica. Muore a Zurigo nel 1976.
Il rapporto di Afro (e di tutta una schiera di artisti presenti nelle collezioni del MUSMA: Accardi, Sanfilippo, Andrea e Pietro Cascella, Sanfilippo, Perilli, Scarpitta, Fazzini, Conte, Mannucci, Mirko, Gentilini, Matta, Uncini, Savelli) con Attilio Lapadula, fu costante perché, come ricordava Nicola Ciarletta al momento della sua morte, “era evidente la calma certezza ch’egli nutriva nel lavoro quale unico tramite, nonché di coesistenza, di continuità tra gli umani fratelli”.
Afro e Attilio Lapadula, dopo l’introduzione di Raffaello De Ruggieri, verranno ricordati da Giuseppe Appella, Luciana Schiavone e Antonio Mattia Acito.
Con il sostegno
Con il patrocinio del Comune di Matera e del Circolo Culturale La Scaletta.
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