In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2015, Sabato 19 Settembre alle ore 18,30 nel Museo Archeologico Nazionale "Domenico Ridola" di Matera, verrà presentato in anteprima assoluta uno splendido cratere a figure rosse proveniente da Irsina ( MT). Rinvenuto nel 1927 fu trasferito a Reggio Calabria; a Matera era esposto un frammento raffigurante un satiro, senza indicazione ma di indiscussa pregevole fattura. Nell’incontro si racconterà al pubblico come, a distanza di tanti anni, sia stata possibile la ricomposizione delle due parti del cratere in occasione di un lavoro di studio e ricerca condotto dal dott. Angelo Bottini e dalla dott.ssa Lucia Lecce sui vasi a figure rosse del Museo di Matera.
La Soprintendente dott.ssa Teresa Elena Cinquantaquattro e il dott. Angelo Bottini illustreranno le fasi della ricerca, della ricomposizione e una nuova proposta di inquadramento critico del reperto.
Il cratere, vaso simbolo del simposio, in cui era contenuto il vino consumato nei banchetti in onore di Dioniso presso le comunità greche e indigene della Magna Grecia, viene esposto per l’occasione nel Museo, dopo un attento restauro appena concluso.
Nel 1962, l’eminente studioso australiano della ceramografia a figure rosse dell'Italia meridionale, Arthur D. Trendall (1909-1995) pubblica uno studio intitolato Early Lucanian Vases in the Museum of Reggio Calabria, dando notizia anche di un bellissimo ma incompleto cratere a campana da Irsina , in provincia di Matera, da lui attribuito ad un artigiano metapontino (detto il Pittore del Kalathiskos) degli inizi del IV secolo a. C.
Se trovato nel Materano, perchè il vaso era al Museo di Reggio? Per colpa di una certa volubilità amministrativa che ha segnato la storia della ricerca e della tutela italiane. All'epoca, la Basilicata non era infatti affidata ad un ufficio locale, ma passava di volta in volta da una Soprintendenza all'altra. In particolare, fra il 1925 e il 1939 operava da Reggio Calabria la Soprintendenza unica alle opere di antichità e d'arte della Calabria e della Basilicata. Le vicende amministrative che seguono sono complesse, ma il cratere rimane a Reggio, fino a pochissimi anni fa, quando, su interessamento del soprintendente Antonio De Siena, viene restituito alla Basilicata insieme con molti altri reperti lucani, chiusi in casse oggi conservate nel deposito del museo di Metaponto.
In tutti questi anni nessun archeologo getta più uno sguardo sul vaso, ma la scheda passa anche nel volume di sintesi, che Trendall pubblica nel 1967, e nelle successive integrazioni, fino all'ultima, del 1983.
Nel 1973, Felice Gino Lo Porto pubblica una sistematica raccolta di materiali provenienti dai siti indigeni fra Bradano e Cavone. Nelle pagine dedicate ad Irsina figura anche un largo frammento di cratere a campana a figure rosse, inventariato come dono del 1965 di Michele Janora, appartente ad una famiglia irsinese il cui esponente più illustre è l'omonimo studioso, morto in giovane età (1867-1910), cui è oggi dedicato il museo civico della cittadina.
In una delle sue periodiche visite in Italia vede il frammento anche lo stesso Trendall, che lo inserisce nel suo terzo supplemento come opera metapontina del Pittore di Amykos, dunque degli anni finali del V secolo a. C .
Oggi, dopo aver capito che il frammento Janora era la parte mancante del vaso trovato nel 1927, il cratere è stato finalmente ricomposto con un attento restauro, curato dal personale del laboratorio di restauro del Museo, e viene per la prima volta presentato ed esposto al pubblico: appunto 88 anni dopo il rinvenimento.
Le curiose vicende avvenute nell’inverno del 1927 fra Irsina e Reggio Calabria, ricostruite dalle carte d’archivio, come e perché si è giunti al riconoscimento di un magnifico vaso, che di sicuro non è stato decorato dai ceramografi evocati in passato, sono l’argomento della presentazione materana del prossimo 19 settembre, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2015.