L’ ”intersectionality” (intersezionalità) rappresenta il tema conduttore delle letture magistrali e relazioni di studiosi e italiani e stranieri del congresso annuale “Pisa Days of Psychiatry and Clinical Psychopharmacology”, giunto alla nona edizione, che si svolgerà a Matera (Sala Convegni ex ospedale S.Rocco), capitale europea della cultura nel 2019, dal 9 al 10 maggio, organizzato dalla Professoressa Liliana Dell’Osso, Direttore della Clinica Psichiatrica dell’Università di Pisa, e dal prof. Giovanni Cioni, Direttore Scientifico dell’ IRCS Fondazione Stella Maris di Calambrone, Pisa.
Dopo l’edizione 2015 “Back to brain" (Ritorno al cervello), come in un film che anticipa il futuro, così le Giornate Pisane di Psichiatria e Psicofarmacologia Clinica hanno riscoperto l'organo che dà vita alla mente, con la sua "storia” biologica che si sviluppa ininterrottamente a partire dal concepimento, la nona edizione è un appuntamento annuale che ha sempre riunito a Pisa, in un format originale e unico in Italia, psichiatri dell'adulto e dell’infanzia-adolescenza dei maggiori centri universitari, e che per la prima volta sposta la sua sede. Matera per gli organizzatori è la location ideale per discutere, grazie al contributo di importanti relatori e moderatori, italiani ed internazionali, psichiatri e neuropsichiatri infantili, le tematiche delle intersezioni tra neuroscienze, cultura, società e salute mentale nei bambini, negli adolescenti e negli adulti. Un’idea della Dell’Osso che tiene le redini di quella clinica psichiatrica dell'Aoup che, già in prima linea per tutto il secolo scorso, vanta ancora oggi un primato nazionale. Migliaia di pazienti da tutta Italia in cerca di cure. Una posizione più che meritata, con oltre 600 pubblicazioni su riviste scientifiche italiane e internazionali. Il dibattito sulle intersezioni riguarderà la critica degli attuali sistemi diagnostici con la proposta del più esaustivo modello di spettro, i rapporti tra mente e corpo e tra psichiatria e altre branche della medicina, nonché dei contributi offerti dalla ricerca di base applicata alla diagnosi e allo sviluppo di farmaci innovativi.
Molta attenzione sarà inoltre dedicata ai cosiddetti temi emergenti in psichiatria, come le dipendenze non farmacologiche che rappresentano un esempio suggestivo di come l’interazione tra vulnerabilità individuale e ambiente possa portare a comportamenti disfunzionali fino a patologie vere e proprie.
L’ ”intersectionality” (intersezionalità) – spiega la Professoressa Liliana Dell’Osso - è un concetto che evidenzia “le molteplici posizioni alla base della vita quotidiana e le posizioni dominanti in essa” (Phoenix and Pattynama, 2006), che è stato utilizzato inizialmente solo in ambiti di ricerca molto limitati. Più di recente è stato applicato anche alla psichiatria, per l’impatto particolare che può avere in termini di prevenzione, e quindi a livello di etiologia, fisiopatologia e diagnosi precoce, nonché per le possibilità che si intravedono in esso di poter soddisfare necessità terapeutiche e di gestione di pazienti diversi e più aderenti alla realtà clinica che sono tuttavia molto distanti dalle categorie omogenee e rigide sancite dai sistemi classificativi internazionali utilizzati comunemente. Se da un lato l’intersezionalità permette di intravedere nuove prospettive di analisi e terapia delle diverse patologie psichiatriche, dall’altro solleva la questione di come una concettualizzazione teorica così promettente possa consentire di far sviluppare progetti di ricerca innovativi e sempre più rispondenti alle esigenze di un mondo sempre più piccolo e interconnesso. E’ ormai evidente che anche in psichiatria è necessario superare i confini legati agli approcci molteplici che l’ hanno caratterizzata da sempre, e che hanno generato solo modelli parziali e incompleti delle patologie, anche se sempre più dettagliati, in parallelo allo sviluppo di tecniche di indagini sempre più sofisticate. Si ritiene che lo sviluppo e il futuro della psichiatria non potranno che dipendere dall’interdisciplinarietà e dai contributi di settori ricerca eterogenei, che dovranno inevitabilmente finire per convergere. Si impone, dunque, la necessità di abbandonare l’epistemologia riduzionistica a favore di una epistemologia nel senso più vero del termine, cioè di indagine critica sulla struttura e metodi (osservazione, sperimentazione e inferenza) della prassi psichiatrica e delle sue interazioni.
L’ intersezionalità tra le diverse discipline, approcci e settori di ricerca in psichiatria – conclude la Professoressa Dell’Osso - non potrà, inoltre prescindere dalla considerazione dei percorsi di vita e delle traiettorie individuali dei pazienti inseriti in contesti diversi, e dalla necessità di integrare le terapie psicofarmacologiche con la psicoterapia, la psico-educazione e interventi legislativi che rendano le società più attente e accoglienti alle esigenze peculiari di molti individui con disagio mentale nelle diverse età della vita.