CHORA
Artisti: Alessandra Bia, Dario Carmentano, Bruno Di Lecce, Donato Faruolo, Massimo Lovisco, Pino Lauria, Marcello Mantegazza, Claudia Olendrowicz, Vito Pace
vernissage sabato 18 giungo 2016, ore 18.00
seguono performance di Alessandra Bia/Bartolomeo Smaldone, Dario Carmentano, Pino Lauria/Stefania Visconti, Massimo Lovisco/Gabriele Rufino/Stefano Spagnuolo
fino al 24 giugno 2016, solo su appuntamento
Parco Scultura La Palomba
c.da Pedale della Palomba – Matera
www.parcosculturalapalomba.it
per info e visite 328 9716135
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Il Parco Scultura La Palomba, al margine opposto della gravina su cui si affaccia Matera, fu realizzato su iniziativa dell’artista Antonio Paradiso in un’antica cava di tufo esausta. Negativo residuo di una settecentesca Matera che dopo lo scavo approda al costruito, è diventato oggi luogo di un’esposizione permanente di opere antropologiche, un antro in grado di mettere in risonanza l’arte oltre le strategie della musealizzazione.
Chora è tra le iniziative temporanee che ne tengono viva la presenza, ed è un’esposizione collettiva in forma di convivio tra esponenti della comunità artistica lucana. In mostra opere di Alessandra Bia, Dario Carmentano, Bruno Di Lecce, Donato Faruolo, Pino Lauria, Marcello Mantegazza, Massimo Lovisco, Claudia Olendrowicz, Vito Pace. A partire dalle 20.00 avranno invece luogo eventi performativi condotti dagli stessi artisti: Immagine urbana, memoria, segno, di Alessandra Bia, con la partecipazione del poeta Bartolomeo Smaldone; Eutrapelìa, di Dario Carmentano; Linea di Confine, di Pino Lauria con la partecipazione dell’attrice Stefania Visconti; Thirteen tears in the ears, opera sound art di Massimo Lovisco, Gabriele Rufino e Stefano Spagnuolo.
Il titolo dell’evento rimanda a categorie formulate da Platone e rielaborate tra gli altri da Jacques Derrida: al di fuori dei confini della polis, oltre il luogo della vita organizzata in cui la legge umana ambisce a coincidere con la legge della natura, si estende il luogo dell’indefinibile e del verosimile, un’area topografica e dell’intelletto in cui si dispiegano tanto l’inconcepibile quanto le infinite articolazioni del pensabile. La cava, un ambito che vibra fatalmente tra il vuoto e lo statuto di luogo senza mai giungere all’insignificanza, che si definisce anzi per assenza e privazione, diventa ricettacolo (una delle possibili traduzioni della parola chôra), ovvero sfera delle possibilità, luogo molteplice.
Matera è città atavica e anautoriale in cui ogni segno è segno culturale e in cui gli antichi percorsi urbani sono la pietrificazione di uno schema insediativo e relazionale scomparso: ogni muro compete con la strada, ogni pavimento con il soffitto altrui, ogni vicinato con il vicinato accanto. A questa pregnanza di sensi negoziati si contrappone la contemporanea ricerca di un destino, di una vocazione, di un momento di elaborazione cui nessun processo progettato sembra saper rimediare.
Chora nasce come coordinamento di energie intellettuali, come spazio, dispositivo, argomento, pretesto e laboratorio di discussione, non con l’intenzione di suggerire direzioni e strategie ma con l’intenzione di ripartire dalla convivialità stessa, dalla messa in comunione di idee, in un frangente in cui ogni movimento generazionale è dissolto e ogni spazio pubblico di riflessione destabilito.
Chora inaugurerà sabato 18 giugno 2016 a partire dalle ore 18.00 e resterà visitabile fino al 24 giugno su appuntamento (telefonando al numero 328 9716135).