Oggi, nella Casa delle Associazioni di Tricarico, in via Rocco Scotellaro, alle ore 18.30, sarà presentato il libro di Giuseppe Catone “I volti della Basilicata. Viaggio per immagini tra presente e passato”, prefazione di Pietro Simonetti, presidente del Centro Studi e Ricerche Economiche e Sociali della Basilicata, Dibuono Edizioni, Villa d’Agri, 2016. L’iniziativa è a cura della Pro Loco, con il patrocinio della Città di Tricarico. Interverranno, per i saluti, il sindaco di Tricarico Angela Marchisella e il presidente della Pro Loco Francesco Santangelo.
Presenterà il volume Antonietta Vizzuso, docente di lettere alla Scuola secondaria di primo grado “Rocco Scotellaro” di Tricarico. Sarà presente l’autore. L’incontro sarà moderato dal giornalista Vito Sacco e gli intermezzi musicali saranno di Antonio Guastamacchia. Il volume di Giuseppe Catone è un viaggio che va al cuore della Lucania: dall’entroterra, fino alle coste ioniche (Policoro) e tirreniche (Maratea). Sono storie di vita raccontate dalle immagini: volti e mani sapienti che intagliano, intrecciano, filano, battono metalli e levigano. Si susseguono 31 protagonisti, quasi tutti della Provincia di Potenza ma alcuni sono anche di tre comuni della Provincia di Matera e, tra questi, cittadini tricaricesi come Antonio Guastamacchia, che rievoca la “cupa” melodia lucana; Angela Rivelli, l’esperta sarta dei cappelli, l’ormai famoso simbolo della tradizione carnevalesca tricaricese, a cui si lega l’altro artigiano indispensabile al Carnevale di Tricarico, perché dalle sue mani escono campane e campanacci che le maschere agitano fragorosamente nel rievocare l’antica transumanza, Antonio Stasi. Poi, non poteva mancare un artigiano del legno, Antonio Cetani, raffinato intagliatore di oggetti di una volta. Artigiani del legno, della pietra, del rame e del ferro, arti antiche ancora diffuse nella regione ma ormai in via di estinzione che Giuseppe Catone ha voluto, in qualche modo, sottrarre allo scorrere del tempo. C’è anche Michele, il pescatore di Maratea; Angelo, il contadino di Castel Lagopesole; Nicola di Moliterno, che produce il famoso pecorino; Tonina di Avigliano, che tesse centinaia di fili sull’antico telaio; Gerardo di Rionero in Vulture che, nella sua bottega di barbiere, espone orgoglioso la sua fisarmonica sempre pronta all’uso. Solo per citarne alcuni.
L’autore, nel suo viaggio attraverso la Lucania, sembra quasi aver lanciato una sfida a se stesso, quella di riuscire a catturarne l’anima attraverso scatti a persone e oggetti che un po’ la rappresentano, che rappresentano, in particolare, la laboriosità di una terra che lo ha affascinato da subito, lui che la vive da giovane trapiantato a Tito, proveniente da Polla, in provincia di Salerno. Una terra che, secondo lui, “non si arrende, che vince sul tempo, che supera la massificazione del prodotto e consente alla storia e alla tradizione di rivivere quotidianamente”. In questo viaggio per immagini, le fotografie, tutte rigorosamente in bianco e nero, parlano da sole, non ci sono didascalie che le accompagnano, se non l’indicazione della località e del nome del protagonista: volti, braccia conserte e mani all’opera, banchi di lavoro con i loro attrezzi e oggetti d’arte e d’uso bastano da soli a raccontare un presente che rimanda al passato ma senza retorica e falsa nostalgia.