La mostra delle opere di Joseph. Maori-in-Exile racconta più di tutte le radici di un popolo meraviglioso la cui arte ha tre stili con un filo conduttore che lega motivi comuni come il dio del mare, il dio della guerra e il dio degli uomini e degli dei. Le opere sono in esposizione a Matera presso la Chiesa di San Giuseppe della Fondazione Le Monacelle in via del Riscatto dal 2 Agosto 2017, ore 17.30, la mostra resterà aperta ogni giorno, compresi sabato e domenica, dalle ore 10,00 alle ore 13,00 e dalle ore 17,00 alle ore 20,30.
Maori significa “Normale” perché i colonizzatori inglesi erano i “Diversi”. Il popolo è di origini polinesiane, diffuso prevalentemente nella Nuova Zelanda del Nord, un popolo che amava rendersi identificabile attraverso i tatuaggi come il “Moko” usato dai guerrieri proprio per raccontare la loro storia, ma quello che simboleggiava la nascita, la rinascita spirituale e la rigenerazione di questo popolo orgoglioso era il “Kirituhi”, tipologia molto decorativa. Un popolo che da colonizzatore, perché proveniente dalla Polinesia aveva colonizzato la Nuova Zelanda (intorno all’anno 1250/1300), si trova ad essere colonizzato avendo custodito gelosamente i propri costumi, consuetudini, la propria lingua e che non accetta la supremazia inglese. Circa 700.000 sono i Maori nel mondo e l’artista che esporrà le sue opere qui, in questa millenaria cittadina, è discendente degno dei sovrani Maori e chiama ad inaugurare la sua mostra un fratello Maori, Ambasciatore della Nuova Zelanda in Italia, Sua Eccellenza Patrick Rata. Essere presenti all’opening di Joseph. Maori-in-Exile, questo il nome d’arte del pittore Joseph Rickit, vuol dire essere presenti al ricongiungimento di due fratelli che sentono di appartenere ad una storia per loro magica ed emozionante.
La mostra prende il suo titolo “Figli del cielo e della terra” da uno dei racconti mitologici Maori: “Il dio eitumatupua scese dal cielo grazie a un grande albero per prendere in sposa ilaheva, quando ritornò in cielo lasciò sua moglie ed il suo bambino sulla terra. Ahoeitu, suo figlio, quando diventò adulto decise di andare a conoscere suo padre in cielo e furono felici di vedersi. Gli altri figli di eitumatupua, chiamati "i bambini del cielo", erano gelosi e tesero un agguato al fratello ahoeitu che dopo averlo ucciso e ridotto a brandelli cucinarono e mangiarono. Quando il padre seppe dell'orribile omicidio ordinò ai propri figli di vomitare tutti i pezzi di ahoeitu e con l'aiuto di erbe magiche ricostruì il corpo del figlio resuscitandolo e rimandandolo sulla terra, come sovrano di Tonga. I figli che si erano macchiati del crimine furono invece puniti a vivere per sempre non più nel cielo ma sul grande albero.