Questo paese che si specchia nello Ionio e si trova a due passi da Matera, ha antiche origini. Dal greco Pistoikos (luogo fedele), Pisticci era un castello della Magna Grecia, a dieci miglia da Metaponto, edificato dai coloni greci verso il III sec. a.C. sulla sommità di un monte cretaceo. E’ proprio la natura argillosa del terreno che ha contraddisto la storia architettonica e urbanistica di questo paese. Nella notte di Sant'Apollonia del 1688 una frana spezzò letteralmente in due parti il nucleo antico, diventate in seguito il rione Terravecchia e il rione Dirupo. Quest’ultimo che deve al suo nome a questo tragico evento, fu costruito sui resti della frana, con filari, degradanti a schiera dall’alto verso il basso, di casette bianche ad un piano, tutte uguali, col tetto spiovente coperto di canne e tegole, denominate casedde.
Queste caratteristiche abitazioni, ancora oggi si fanno notare e danno al paesaggio un fascino antico. Il luogo oggetto del concorso si trova nel Rione Croci, che nel novembre del 1976 franò, dopo due secoli in cui non si registrarono eventi significativi. Alcune case del rione furono dichiarate inagibili e poi abbattute, altre furono rioccupate spesso abusivamente. Lungo tutta la sede della frana fu costruito un grande muro di contenimento in cemento armato. Ancora oggi l'ultima fila di case del rione è come la strada di un paese fantasma, con case disabitate, case demolite solo a metà e porte che non danno sulla strada ma sono sospese in quanto dopo la frana la sede stradale si abbassò di qualche metro. L’area oggettto del concorso diventa così l’anello di congiunzione tra il vecchio e il nuovo, il segno che la storia ha impresso su tutto il territorio di Pisticci, ancora visibile nella stratificazione e nell’andamento del paesaggio. Celata nella scarsa vivibilità che oggi ha questo percorso vi è la forza del suo significato: un’arteria che collega le due parti opposte del paese, concludendosi da una parte in un spazio verde e dall’altra nel cuore del centro storico.