La Fondazione Zétema di Matera aderisce alla mobilitazione nazionale a difesa del diritto alla cultura “Porte chiuse, luci accese sulla cultura” e, il 12 novembre i due presidi culturali della Fondazione Zétema: il Museo della scultura contemporanea (Musma) e la Cripta del Peccato originale resteranno chiusi.
L’iniziativa “Porte chiuse, luci accese sulla cultura”, promossa dall’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), da Federculture (la Federazione delle aziende dei Servizi pubblici locali per la cultura) e dal Fai (Fondo Ambiente Italiano), intende richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sugli effetti dirompenti che la manovra finanziaria avrà sull’intero settore già a partire dal prossimo anno.
Una mobilitazione senza precedenti per riaffermare il diritto alla cultura, una forma di protesta clamorosa mai tentata prima che vedrà domani 12 novembre musei, biblioteche, siti archeologici, luoghi di spettacolo in tutta Italia con i battenti chiusi e le loro attività ferme.
Dalla Basilicata la prima adesione all’iniziativa è giunta dalla Fondazione Zétema che domani, con la chiusura del Musma e della Cripta del Peccato Originale, parteciperà alla mobilitazione nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica, il mondo politico e il Governo innanzitutto rispetto alla necessità di modificare quegli articoli della manovra che altrimenti assesteranno un durissimo colpo alla cultura italiana, ma anche per riaffermare il valore del settore e l’esigenza di valorizzarlo adeguatamente.
L’obiettivo della protesta è denunciare il pressoché totale disimpegno statale nel garantire la sopravvivenza del settore, già da anni falcidiato dal progressivo rarefarsi delle risorse e degli investimenti. Nel prossimo anno il budget del Mibac crollerà a 1,5 miliardi di euro, ormai circa lo 0,21% del bilancio statale, come dire che lo Stato spende 21 centesimi in cultura ogni 100 euro. Cifre irrisorie per l’ampiezza e la complessità del nostro patrimonio e le esigenze di conservazione, valorizzazione e promozione cui bisognerebbe assolvere.
Con investimenti di tale esiguità è impensabile non solo la sopravvivenza ma lo sviluppo del settore culturale che pure ha enormi potenzialità, tanto che potrebbe essere uno dei comparti sul quale puntare per uscire dalla crisi e restituire competitività al sistema economico nazionale.