Il libro offre uno spaccato della cultura napoletana d'intonazione filosofica e civile tra Settecento e Novecento: da Vico a Giuseppe Capograssi e a Michele Federico Sciacca, attraverso Genovesi, Filangieri, De Sanctis, Croce e con incursioni su specifici momenti storico-culturali (le Accademie napoletane, la fortuna dello spinozismo a Napoli, a partire dalla fine del Seicento). I dodici capitoli che lo compongono sviluppano e integrano gli studi condotti da Aniello Montano da oltre un decennio su temi e figure della filosofia del Mezzogiorno d’Italia, a partire da Giordano Bruno, Giambattista Vico, Pietro Siciliani, Filippo Masci, Raffaele Trojano, Antonio Aliotta e la sua scuola e Nicola Valletta. Il fine implicito e complessivo del volume consiste nel recuperare l’immagine storica di Napoli come città viva, colta e raffinata, città filosofica per eccellenza, in stretta sintonia e in interscambio con la più avanzata cultura europea. Consiste, altresì, nel rappresentare la filosofia napoletana quale riflessione direttamente collegata al concreto, all’esperienza storica reale, strettamente connessa all’impegno e alla responsabilità dell’uomo e, perciò, lontana dalle “astrazioni” puramente concettuali. E soprattutto intende evidenziarne l'interesse vivo per l’individuo determinato ma non isolato e la drammaticità delle forti tensioni tra storia e vita. Vico e De Sanctis, entrambi decisamente impegnati a comprendere la storia partendo dalla vita, di questa filosofia “tutta cose” rappresentano, forse, i due personaggi emblematici, ma non i soli protagonisti. Lo sono parimenti tutti gli altri, compresi Capograssi e Sciacca, abruzzese il primo e siciliano il secondo, ma attivi e operosi a Napoli per un non breve periodo della loro attività accademica. Il libro rappresenta un ampio affresco di grandi figure, di veri “Testimoni del tempo”, e non solo del loro tempo.