“Arrivano i mostri” che divertono e fanno riflettere. L’ultimo film di Antonio Andrisani fa ancora una volta centro e conferma il talento innato dell’attore e sceneggiatore materano per la commedia psicologica in cui è protagonista l’uomo “qualunque” con le sue quotidiane psicosi. Quattordici episodi frutto di una sceneggiatura sopraffina che raccontano di altrettante storie in bilico tra psicanalisi e follia, nemmeno tanto improbabile. Storie ben architettate, a volte esagerate, che oltre a divertire fanno pensare, perché sono parte delle vita di ognuno di noi. In questo sta la forza del soggetto che attinge dal contemporaneo partendo da dettagli o abitudini che spesso tralasciamo ma che delineano abilmente altrettante “tipologie” di persone: l’irresponsabile, il fissato per l’immagine, il truffatore, l’assetato di sesso, il frustrato ecc... I personaggi sfilano sullo schermo come inquietanti “prodotti da supermercato” della nostra società con inquadrature studiatissime, ottima fotografia e attenzione ai dettagli e alle luci che denotano la grande esperienza del regista Vito Cea, coadiuvato dallo staff tecnico di Rvm. L’attenzione diabolica verso i dettagli dell’esistenza è l’ossessione di Antonio Andrisani che regala 90 minuti di “ordinaria follia” confezionata a dovere e pronta per essere data in pasto al piccolo schermo. Infatti il format si presta ad essere trasmesso in tv (oltre ai 14 girati, Andrisani ne ha scritti altri 16) ed è già “sul tavolo” dei brooker di importanti network nazionali come La 7 e Sky che ne stanno valutando la trasformazione in originali mini episodi. Ad Andrisani e a Cea va il merito di aver saputo mixare sapientemente, e con ottimi risultati, attori non professionisti (in maggioranza materani) a nomi importanti della fiction italiana come Rolando Ravello protagonista de “La Squadra” o ancora Domenico Fortunato e Irene Ferri passando per la pornostar Lea Di Leo.