Intervenendo sulla crisi dell’economia, il presidente dell’API Olivieri ha affermato che occorre aiutare chi si impegna a garantire il lavoro nel Paese e non chi riceve aiuti dallo Stato e poi va all'estero.
Per Olivieri è il momento di ascoltare le istanze delle piccole e medie imprese, cioè di chi continua a sostenere l'occupazione nonostante la crisi: gli imprenditori non chiedono altri soldi, chiedono di conservare quelli che già hanno.
Tre le priorità dell’API: il rinvio dell'acconto fiscale di giugno, perché pochi faranno utili quest'anno e un'azienda in crisi non può permettersi di finanziare lo Stato. Bisogna intervenire anche sugli anticipi d'Iva, che chiediamo di versare per cassa fino a 50 milioni di ricavi, e non più in acconto. Infine, urge un provvedimento che obblighi la Pubblica Amministrazione a saldare le fatture delle aziende in tempi ragionevoli.
Olivieri evidenzia che il Governo deve rendersi conto che le piccole e medie imprese possono diventare il volano della ripresa. Se cresce il valore della nostra produzione, cresce la nostra economia. Perciò bisogna intervenire subito, detassando gli utili reinvestiti in ricerca e sviluppo. Questo rappresenterebbe un passo importante, per rimetterci di nuovo in sella alla ripresa.
Gli osservatori prefettizi sono utili ma non risolvono la crisi, perché non rappresentano una risposta immediata alla sete di credito delle PMI. L’istituzione degli osservatori risponde ad un’esigenza concreta di controllo oggettivo dei flussi di credito. Anche se in linea di principio il monitoraggio dovrebbe spettare a Bankitalia, il fatto che sia controllata dalle banche ne ha sempre attutito l’efficacia. Ben venga quindi l’istituzione di questo nuovo organismo che, seppur condivisibile, non può rappresentare una risposta abbastanza tempestiva contro la crisi.
Per il presidente dell’API, dunque, servono soluzioni semplici e immediate. Gli imprenditori non chiedono la luna, ma semplicemente di non perdere in questo momento delicato i pochi fondi che hanno a disposizione. Per questo l’acconto fiscale di giugno andrebbe posticipato di almeno sei mesi. Ma non basta, bisogna intervenire anche sugli anticipi d'Iva, che chiediamo di versare per cassa fino a 50 milioni di ricavi.