“Un piccolo gioiello da restaurare e valorizzare”. Così il professor Emanuele Curti dell’Università della Basilicata ha definito il complesso di San Marco in Platea, nei Sassi di Matera. Su iniziativa di Cittadinanzattiva è stata resa pubblica, nel corso di un dibattito presso la Biblioteca “Tommaso Stigliani” la proposta all’Amministrazione Comunale per tutelare e valorizzare gli ambienti del monastero rupestre con i suoi pregevoli affreschi e fregi architettonici. “Il restauro di questo bene architettonico –ha aggiunto il docente- deve essere l’inizio di una collaborazione che metta insieme le istituzioni e le associazioni locali per avviare un progetto pilota da estendere anche ad altre chiese in degrado”. Nei giorni scorsi un gruppo di lavoro di Cittadinanzattiva ha potuto visionare i luoghi del complesso a partire dagli ampi spazi ricavati nella roccia, rimodellati con archi, volte, pilastri, su cui fu edificato successivamente il palazzo Alvino-Saraceno.
Risalta lo stato di degrado dei locali, adibiti attualmente a deposito, ed in particolare degli affreschi che riproducono soggetti dell’iconografia sacra, che ornano l’abside, il suo catino, le pareti e l’arco trionfale sorretto da colonne con capitelli della chiesa rupestre. Tutti elementi la cui indubbia rilevanza storico-culturale andrà ulteriormente approfondita da parte di studiosi e delle Soprintendenze.
“Il restauro di cui ci facciamo promotori presso il Comune –sostiene Angelo Bianchi di Cittadinanzattiva- è un’importante opportunità per restituire alla città un ambiente ipogeo che completerebbe i percorsi turistici della zona di Recinto Castelvecchio. Abbiamo acquisito la disponibilità di una fondazione bancaria a farsi carico di parte delle spese della gestione e del recupero ma anche il Comune deve fare la sua parte”.
Il complesso si presenta su una superficie di almeno 150 mq., e si snoda verso ambienti scavati ad uso di conservazione e lavorazione di derrate e per la raccolta dell’acqua in ampie cisterne. La proposta suggersce l’opportunità che l’intero
complesso sia acquisito al patrimonio del Comune, data anche la disponibilità della proprietà a venderlo, per salvaguardare un’altra testimonianza di grande valore storico-artistico che rischia di andare perduto irrimediabilmente. L’acquisizione consentirebbe di poter effettuare interventi di
riqualificazione urbana dell’intera area mediante ripristino dell’originario collegamento tra Piazza Sedile e Recinto San Nicola. I visitatori potrebbero così beneficiare di una altra importante opportunità di conoscere l’ambiente ipogeo e rupestre nel “piano” della Città ed avere la possibilità di accedere agevolmente all’area dell’antico Castello, nonchè fruire della straordinaria vista su Piazza San Pietro Caveoso.
Giovanni Martemucci