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10/11/2011 17.41.41 - Articolo letto 6978 volte

Il dizionario Materano / Italiano di Antonio D'ercole

Antonio D´Ercole Antonio D´Ercole
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Continua con la lettera C
Matera Dizionario Materano / Italiano , "Voci di Sassi" di Antonio D'ercole

Lettera C:


C’Crust vàl: Se Cristo vuole!
C’iàt?: chi è?
C’iàta’iàt: chicchessia, qualunque persona sia, chiunque.
C’mòs: lista, margine dei tessuti per tenere i fili.
C’nìr: soffice, morbido, molle, vellutato.
C’nìs: cenere.
C’pìr: seppure.
C’pòdd: cipolla.
C’rret: acerbo, detto in particolare del pomodoro semimaturo.
C’trèt: cedrata.
C’trùn: citrullo, persona stolta, sciocca.
C’tùgn: gretto, che ha animo e idee meschine, nel parlare e nell’agire.
C’vè: cibarsi.
C’vètt: 1) civetta, 2) persona che si abbellisce, imbellettandosi e dandosi il trucco.
Cacarèdd: diarrea, dissenteria, “sciolta”.
Cacaron: pauroso, timoroso, timido, fifone.
Cacasòtt: chi ha paura, fifone, timoroso, pavido, “chi se la fa sotto.”
Cacatùst: stitico.
Caccè: cacciare, discacciare, mettere in fuga.
Càcch: 1) coppia, due animali o cose della stessa specie, 2) un uomo e una donna insieme.
Càcchj: funicella in peli di capra, fune, matassa.
Caccìttìn: dispettosa, che fa dispetti, irrequieta.
Cachè: cacare, defecare.
Cacoll: confetto, piccolo dolce di zucchero, che ha internamente una mandorla.
Cadà: cadere.
Cadìt d fòcc: perdita di stima, disprezzo, disonore.
Cadìt: caduto.
Cafèrch: tana, tugurio, caverna.
Caggiòl: 1) gabbia per uccelli, 2) qualsiasi luogo stretto e angusto.
Cagniscè: schifare, essere schifiltoso, schizzinoso.
Calchèr: zona in cui, mediante un processo di cottura di pietre calcaree, si otteneva calce viva e spenta.
Calcnèr: scalciare, tirare calci come una bestia.
Callacìm: turbamento, caldana, alterazione dell’animo, vampate al viso.
Caller: caldaia.
Calosc: soprascarpe.
Caltuè: cautelarsi, garantirsi, premunirsi contro eventuali rischi.
Calvchèt: cavalcata, i cavalieri in costume della festa patronale della Bruna.
Calzìn: ravioli, pasta per minestra ripieni di ricotta, di carne, ecc.
Cambè: campare, vivere.
Cambèn: 1) campana, 2) paralume, schermo di vetro per difendere gli occhi dalla luce diretta di un lume.
Cambmùll: camomilla, bevanda preparata con tale erba.
Cammaràr: cameriera, domestica.
Cammarè: festeggiare, far festa, celebrare una festa.
Cammìs: camicia.
Cammlèt: tarlato, roso dal tarlo.
Cammsòl: camiciola, gilè, corpetto indossato sotto la giacca.
Camnè: camminare.
Camoddìchj: oltre ogni dire, cose straordinarie.
Camòstr: camastra, catena che tiene legata la caldaia su antichi focolari e cucine a legna.
Candelobbr: candelabro, lampadario.
Candèt: cantata, sgridata, rimprovero, ammonimento.
Canet: cognata.
Cangè: cangiare, sostituire, cambiare.
Cangèdd: biscotti caserecci (a forma di cancelli).
Cangèj: cangiare, barattare o scambiare, sostituire una cosa con un’altra.
Cangèt: trasformato.
Cangiastròzz: cenciaiolo, stracciaiolo, straccivendolo.
Canigghiàl: forfora, polvere sottile.
Caniscìt: conosciuto, noto, famoso, ben noto.
Cannall: candela.
Cannarìl: gola.
Cannarìt: goloso, ghiotto, ghiottone.
Cannarol: stretta alla gola, strozzare (mettere la “cannarola”).
Canosc: conoscere, avere un’idea completa ed esatta di una persona o di una cosa.
Cantnàr: cantoniera, casello, casa del casellante.
Cantnìr: cantiniere, venditore di vino, cantoniere.
Canuggh: crusca.
Canzull: piccolo fanciullo, marmocchio.
Canzunè: canzonare, deridere, burlare, fare il verso a qualcuno per scherzare, per ridere.
Caparàl: cuffia, copricapo in genere, di lana e di stoffa per bambini.
Capazz: cavezza, briglia, fune con la quale si legano per la testa i bovini e altri animali.
Capèj: scegliere ciò che più piace o conviene.
Capès: orcio, vaso piuttosto panciuto, in terracotta.
Capesc: capace.
Capesc’ca: può darsi che.
Capì: capire, comprendere.
Capiènz: capienza, provvista, scorta.
Capiscjàl: fettuccia, nastrino per guarnizioni.
Capìzz: testina d’agnello.
Capjddàr: capigliatura.
Capjnzìs: salita, rampa, ascesa.
Capòrbij: caparbio, cocciuto, ostinato.
Cappìcc: verza.
Cappìttell: largo mantello, usato un tempo per cappotto.
Caprìon: caporione, chi si mette a capo di gente male intenzionata.
Caprucc: capriccio, desiderio bizzarro, puntiglio, bizza.
Capsàtt: discesa, pendio, strada che discende.
Captàgghìn: grossa chiocciola dal guscio verde.
Captèl: 1) guanciale, cuscino 2) ricchezza (capitale).
Capudd: capello.
Capuzzèll: testina.
Car’: 1) cuore 2) “quella”.
Carbnìr: carabiniere.
Carcòss: mortaretto, petardo, carica esplosiva.
Cardull: cardellino.
Carìstì: carestia, mancanza di viveri in genere, penuria.
Carìstìs: chi vende molto caro, a prezzo maggiorato.
Carjscè: carrare, trasportare, portare da un luogo all’altro.
Carjsìdd: pianta delle cucurbitacee, frutto commestibile, cocomero.
Carjtè: elemosina, carità.
Carpìj: lanugine, peluria simile a lana, cascame.
Carrar: carraia, strada campagnola per carri agricoli, tratturo.
Carrezz: 1) carrozza, vagone 2) grezzo giocattolo.
Carriàl: carriola.
Carrizlàcch: carrucola.
Carross: fenditura, fessura.
Carrucchièl: spilorcio, avaro, taccagno.
Carruzz: bottino in lamiera trainata da un mulo, che un tempo girava per le zone prive di servizi igienici, atto al deposito e svuotamento di vasi da notte.
Cartapust: cartapesta, “pasta di carta cui sono aggiunti colla e amido, per farne statuine, maschere e simili.”
Cartjddèt: “cartellate”, frittelle natalizie di farina, uova sugna o altro, spesso cosparse di miele.
Carusèt: testa rasata, che ha perso i capelli.
Carvìttè: bucare, fare buchi, pungere, ferire con la punta di qualcosa, forare.
Carvnèdd: carbonella, “carbone in legna, in pezzetti minuti”.
Casarìl: casereccio, fatto in casa, casalingo.
Casc: cuocere, cucinare.
Càsc’t: il darsi pensiero, preoccuparsi.
Cascavòdd: caciocavallo, provola.
Casciaddvèn: “cassa a divano”, cassapanca.
Casìn: piccola villa campagnola.
Casonz: prigione, carcere, galera.
Càss: questa, maschile “chìss”.
Castagnàl: nacchere, strumento musicale costituito da due pezzi di legno, uniti tra loro da una cordicella.
Castiè: castigare, punire, correggere, censurare, perfezionare.
Castièt: punito, censurato, castigato.
Catapèn: l’assessore municipale di un tempo antico, addetto alla pulizia urbana, “catapano”.
Catorr: chitarra.
Cattìv: vedovo o vedova.
Cattscè: pestare, schiacciare.
Cautàl: cautela, prudenza.
Cautlèt: cautelato, prevenuto.
Cavaddìn: 1) cavallone, 2) onde.
Cavè: cavare, estrarre, ricavare, scavare.
Cazìtt: calza, calzetta.
Cazzàpdìcch: persona che ripete spesso lo stesso concetto, gli stessi episodi, “schiaccia pidocchi”.
Cazzaràl: scarafaggi.
Cazzè: schiacciare, rompere.
Cazziàn: colazione.
Cazzièt: rimprovero più o meno aspro.
Cazzìt: detto di bimbo piagnucoloso, insofferente.
Cazzjnghìl: 1) detto dial. per dire sfortuna, sventura, cattiva sorte; 2) persona furba, abile, (letto c. inc c.).
Cazzòn: minchione, sciocco, babbeo, chi si lascia facilmente gabbare.
Ce’bbuj!: che vuoi!.
Cè’còs!: che cosa?, cosa.
Ce’iàt!: cos’è?, cosa?, ripeti!.
Cecc: ciambellina di pasta di pane.
Cedàt!: cos’è, che vuoi!
Cenj’pìnz!: che ne pensi!
Centr: 1) il centro cittadino; 2) grosso chiodo.
Ch’: con.
Ch’ddèr: collare, parte di finimento animale imbottito.
Ch’dìt: il figlio prediletto, amato più degli altri, preferito.
Ch’llàmsìr: con misura, con raziocinio, con giudizio.
Ch’mbanògg: companatico.
Ch’mbarènz: aspetto, forma esteriore, parvenza.
Ch’mbiàtet: compassione, sentimento di pietà.
Ch’mbiatì: compatire, provare compassione, soffrire insieme, scusare, avere indulgenza.
Ch’mbìssè: confessare, dichiarare la verità, la propria colpa, confessare.
Ch’mblèss: complesso, costituzione fisica dell’uomo, struttura, corporatura.
Ch’mblìment: complimento, il servizio usato a ospiti e invitati.
Ch’mblisì: tosse convulsiva, pertosse, malattia contagiosa caratterizzata da tosse convulsa, che colpisce particolarmente i bambini.
Ch’mbògn: compagno, amico, collega.
Ch’mbrìsaziòn: insieme di persone per ore liete e festose, conversazione.
Ch’mmannè: comandare.
Ch’mmèr o Ch’mbèr: comare e compare, madrina o padrino di battesimo, cresima e matrimonio.
Ch’mmòtt: fare, fare qualcosa per diletto, per necessità, per passione, (lett. “combattere”).
Ch’mnàzzion: 1) sottoveste, 2) caso, circostanza fortuita, combinazione.
Ch’mnònz: prestazione di un lavoro e di un un’opera, soprattutto in campagna, con salario.
Ch’natamèn: a proposito!
Ch’ndè: contare, raccontare, narrare.
Ch’ndènt: contento, allegro, gioioso.
Ch’ndignòs: ritrosa, timida.
Ch’nzùgl: consiglio.
Ch’ppìn: “coppino”, mestolo.
Ch’ppìt: concavo, cava.
Ch’rdèt: cordicella, funicella avvolgente la trottola, per darle movimento.
Ch’rlònd: ghirlanda, corona di fiori.
Ch’rnùcch: lumicino, luce fioca, fievole, lucerna.
Ch’rràj: correggia, cinghia.
Ch’rrìr: 1) corriere, 2) chi porta un’ambasciata.
Ch’rrìtìr: corridoio, passaggio lungo e stretto.
Ch’rrìv: cruccio, broncio, rabbia, risentimento.
Ch’rtìdd: coltello.
Ch’rtìddèt: coltellata, colpo inferto col coltello.
Ch’sandèt: modo di augurarsi buona salute, nell’assaggio di una qualsiasi primizia (“alla salute”), (“à la santè” fr.).
Ch’stàr: sarto.
Ch’stìm: costume, abito, vestito.
Ch’stìp: raffreddore.
Ch’stìr: cucitura.
Ch’stràng: costringere, obbligare uno a fare quello che non vuole, indurre, spingere.
Ch’tlè: scuotere, dondolare.
Chedd: insieme di sacchi.
Chefn: cofano, grossa conca in argilla, utilizzata per il ranno, liscivia.
Chelp: 1) colpa 2) anche colpo, proiettile, ciò che colpisce.
Chemt: comodo, adatto, ampio, agevole, pratico.
Chengh: conca, pozzanghera, piccola pozza.
Chenz: 1) concia; 2) il modo di conservare le olive, con aggiunta di aromi.
Chep: 1) capo, testa, 2) chi comanda; 3) invito a scegliere, (“scegli”).
Chep’coll: testa calda, che si arrabbia con facilità, irascibile, iracondo, incline all’ira.
Chep’tùst: “testa dura”, cocciuto, testardo, ostinato, caparbio.
Chepcàntìr: capo cantiere, capomastro.
Cheppl: coppola, berretta da uomo generalmente con tesa anteriore.
Cher: 1) caro, amato, 2) il prezzo esoso.
Cherda’dèt: intesa.
Cherl: 1) collera, malumore, umore nero, cruccio, broncio, 2) persona malinconica, silenziosa.
Ches: casa, abitazione, appartamento.
Chess: 1) coscia; 2) “questa qua!“.
Chev: cava, luogo dove si estraggono sabbia, pietre, marmi e simili.
Chezz d’mèr: mitili, (lett. “cozze di mare”).
Chèzz: lumaca, chiocciola, “cozza”.
Chiacchiariè: chiacchierare, discorrere in modo inconcludente lungo e noioso.
Chiacchiaròn: chiacchierone, bugiardo.
Chiaj: chiave.
Chiamè: chiamare.
Chiamjnt: comènto, interstizi, combaciamento di parti, fughe.
Chian: piena, sovrabbondanza di acque.
Chianàr: pianura, che è in piano, che non presenta sporgenze o avvallamenti.
Chiandè: 1) piantare, 2) bloccarsi avanti.
Chiandèdd: soletta, suola leggera di cuoio o di panno nell’interno della scarpa, sottopiede.
Chiangàdd: panchetta grezza a tre piedi.
Chiangaredd: ciottoli, piccoli sassi piuttosto rotondi e lisci, di cui è lastricato buona parte dei rioni Sassi di Matera.
Chiànglìs: piagnucoloso, lamentoso, chi piange continuamente per futili motivi.
Chiantòn: ramo d’albero, pollone, virgulto.
Chiapparìn: capperi.
Chiarent: il vino in particolare, e qualsiasi bevanda.
Chiarìt: chiarito, definito, dichiarato, determinato.
Chiatrè: raffreddare, ghiacciare.
Chiàv: piove.
Chiazzàdd: piazzola, piccolo spazio ai lati delle strade.
Chìccajùl: avaro, che ha un amore esagerato per il denaro, avido.
Chìcch: male, rischioso.
Chìcchèss!: nonostante che.
Chicchièr: cucchiaio.
Chicchìr: cocchiere.
Chicchvèdd: civetta.
Chìchè: piegare, curvare.
Chìchet: piegato, chino, curvo, chinato.
Chiciùvl: 1) di buona cottura, 2) che si piega alla volontà altrui.
Chicm: cucuma, orcio, contenitore in argilla per acqua con due manici, collo e bocca stretta.
Chicnè: cucinare, cuocere le vivande.
Chièj: piaga, fistola, ulcera.
Chièn: 1) piano, lentamente; 2) anche la pialla da falegname.
Chièn’chien: adagio, piano piano, lemme lemme.
Chièr: 1) chiaro, sereno, limpido, luminoso, trasparente, chiaro, 2) anche il nome Chiara.
Chiesamòtr: la chiesa matrice, cattedrale.
Chiggh: ernia, noia, fastidio.
Chigghiòn: “coglionatura”, canzonatura, burla, caricaturare.
Chign: cuneo, bietta per spaccare legna ecc.
Chìj!: più!, basta.
Chìjn: pieno, colmo.
Chìl: 1) sedere, deretano, ano, 2) chilo (grammo).
Chimmàttìs: ingarbugliato, che suscita fastidio, intricoso.
Chindè: contare, narrare, raccontare.
Chingìrt: complementi del corredo di un tempo antico, che comprendeva più biancheria della stessa tinta e ricamo, concerto.
Chint: conto, calcolo aritmetico, nota di pagamento.
Chintè: 1) contare, numerare, dire ordinatamente una serie di numeri, 2) avere importanza.
Chintrìvl: torbido, non limpido, non chiaro.
Chìnzmìnt: condimento, ciò che si aggiunge ad un cibo.
Chiòcch’r: chiacchiere, bugie, menzogne, conversazione su cose leggere per passare il tempo.
Chiond: pianta, nome generico di ogni vegetale.
Chiòng: piangere, versare lacrime.
Chiòtt: piatto, di forma piana, bassa, schiacciata.
Chiòzz: 1) piazza, il mercato di frutta e verdura, 2) il centro di una cittadina, il corso principale.
Chìp: cupo, privo di luce, che incute paura.
Chìppìt: concavo.
Chìpptèdd: “coppa” in legno con foro centrale, (per far roteare “u ‘ndrìjatìr”), tenuta ferma tra le gambe.
Chir: quello.
Chìrè: prudere.
Chisctè: preoccuparsi, essere in ansia.
Chiss: questo.
Chiù o màn: più o meno, suppergiù, press’a poco, all’incirca.
Chiù’pùcch: meno, in minore quantità.
Chiù’sà: il di più, ciò che è dato o c’è in più, soprappiù.
Chiùnnaddè: più in là.
Chjàch: 1) piega, 2) ruga, grinza.
Chjàchìll: giovincello inesperto, ingenuo, leggero.
Chjcatàr: piegatura, l’atto del piegare.
Chjchè: piegare, curvare, sottomettersi.
Chjchìmbr: cocomero, cetriolo, frutto di forma allungata.
Chjchìzz: zucca.
Chjmbarìdd: comparello, figlioccio.
Chjmbarìj: comparire, ben figurare, essere apprezzato.
Chjmbassiàn: compassione, pietà.
Chjmbdè: confidare, dire in gran segreto una cosa.
Chjmblìsijn: convulsioni, contrazione involontaria e dolorosa dei muscoli.
Chjmbrìsazzion: riunione festaiola di più persone.
Chjmm: piombo.
Chjmmàttmìnt: fastidio, cosa che non si fa con piacere.
Chjmmènt: convento.
Chjmmìt: miscugli di piccole vivande, cose commestibili.
Chjmmsèt: composto, sereno, pacifico, predisposto, calmo.
Chjmpagnì: compagnia.
Chjnghìjs: conclusione, fine giornata, fine lavoro.
Chjnghìtedd: fossetta su guancia o su mento, (“conchetta”).
Chjngìntir: congiuntura, concorso di circostanze.
Chjngìrtè: 1) concertare, ideare, progettare, 2) accordare più persone per uno scopo.
Chjntìgnìs: contegnoso, pudico, misurato, serio.
Chjntrìvlè: 1) intorbidare, rendere torbido, 2) complicare una faccenda con qualche imbroglio.
Chjntrjvlèt: torbido, non limpido, non chiaro, poco pulito.
Chjnzarì: 1) conceria, laboratorio dove si conciano le pelli, 2) un quartiere Materano.
Chjnzarìl: conciatore di pelli.
Chjnzàrv: conserva, soprattutto di pomodoro.
Chjnzè: condire, rendere gustoso un cibo; rendere più amabile una cosa acconciandola per bene.
Chjnzènz: consenso, assenso, beneplacito, accordo di idee.
Chjnzèt: condito.
Chjnzlè: consolare.
Chjnzlèt: 1) consolato, alleviato con atti e parole affettuose, 2) anche sudiciato.
Chjpplìn: copricapo da notte e da casa per vecchietti, dim. di “coppola.
Chjrìr: formicolio, prurito, senso molesto di fitte punture in una parte del corpo.
Chjrnèdd: collana, girogola.
Chjrnìsciòn: cornicione, gronda.
Chjrnjcìdd: piccolo corno o cosa che abbia tale forma, (da molti usato contro l’invidia).
Chjscìn: cuscino, guanciale.
Chjstpèt: costipato, raffreddato.
Chjtarìdd: uomo di bassissima statura (a ricordo di Eustachio Chita, brigante materano vissuto nella seconda metà dell’800, detto “chitarìdd” per la piccola statura).
Chjttìr: cottura.
Chjttòn: cotone, filo in genere.
Chjvjrnè: governare, foraggiare, dare foraggio alle bestie.
Chjzzètt: occipite; la parte posteriore del capo.
Chtìgn: 1) mela cotogna, 2) colpo dato a pugno chiuso.
Cì?: Chì?.
Cià dutt?: che hai detto? che?
Ciaciùpp: 1) battitura a macchina non perfetta, 2) aggroviglio di fili ecc. in generale.
Ciàgn: cinghia, sottopancia.
Ciallèdd: cialda, minestra di pane e altro, calda o fredda.
Ciallìdd: imbroglio, intrigo, pasticcio tra persone.
Ciallìddè: chiacchierare, pettegolare, cianciare.
Ciallìddìr: pettegolo.
Ciàmbbon: persona che inciampa facilmente.
Ciambchè: 1) inciampare, 2) perdere la... retta via!
Ciàmbchìrt: persona di bassa statura, al di sotto della media (“gambacorta”).
Ciambuttàr: donna pettegola, maldicente, ciarliera.
Ciambuttè: pasticciare, parlottare, parlare sottovoce; confabulare in gran segreto.
Ciamurr: cimurro, abbondante catarro nasale nell’uomo e negli animali, per forte raffreddore.
Ciàr: cera, sguardo truce, minaccioso.
Ciarlatèn: ciarlatano, cialtrone, persona pettegola, volgare, che da noia.
Ciàrn: 1) cernere, vagliare, separare col vaglio, 2) soppesare il pro e il contro di una cosa.
Ciaroll: incantatore, chi incanta, affascinatore, ipnotizzatore.
Ciavorr: giovane pecora.
Cibbùss: cappello duro elegante, cilindro.
Cibèj: 1) cibare, nutrire; 2) prendersi un boccone.
Cic’rìdd: grandine, grandinata.
Ciciarch: 1) cicerchia, legume, 2) il seno di donna, mammella.
Cicjrnìdd: pisellino di fanciullo.
Cicrjn: colore grigio in genere.
Cìdd: 1) ciuco, asino, somaro; 2) persona ignorante, non intelligente; 3) bilancino posto al centro del traino e assicurato al telaio per consentire la sosta bilanciata senza animali.
Cifarìl: pertica, attrezzo per il trasporto a spalla di due secchi d’acqua agli estremi.
Cigghiarìl: setaccio per la cernita di legumi ed altro.
Cigghiè: punzecchiare, pungere a più riprese, molestare con frizzi pungenti.
Cigghièt: 1) punto da qualsiasi insetto, 2) ciò che è sbocciato.
Cignàn: ignorante, rozzo, rude.
Cindrèp: 1) cima di rapa, rapa, pianta erbacea commestibile; 2) persona sciocca, tonta, ignorante, “ testa di rapa “.
Cingjgliòn: noto personaggio di un tempo nei Sassi, di cui i creditori si servivano per il recupero dei crediti, figura immobile e sempre presente davanti agli usci dei debitori, fino all’estinzione del debito.
Cìnnìdd: colui che si aggira sempre intorno, attaccato alle costole, curioso.
Cintpìt: millepiedi.
Cìnz: censo, rendita sui terreni o su denari ceduti, pubbliche entrate.
Ciòcch’iàt: cos’è?
Cioffàrr: autista, chi guida l’automobile per mestiere, “chauffeur”.
Ciola’ciola: corvi, gazza, taccola.
Ciòmb: zampa.
Ciopp: gancio, fermaglio.
Cìppàn: ceppo, ciocco, grosso pezzo di legna da ardere.
Cirès: ciliegie.
Cìrvìdd: cervello.
Ciùcr: ceci.
Ciùff: ciuffo, ciocca, di capelli di fiori o d’altro.
Ciùmc: cimice.
Ciùngh: cinque, il numero cinque.
Ciurch: cerchio.
Ciùtt: taci, zitto!
Ciutt’ciutt: zitto zitto, silenziosamente.
Civlìzzè: civilizzare, emancipare.
Cjcclàtar: recipiente per bollire caffè e cioccolata, caffettiera.
Cjchèt: cieco.
Cjcuèr: cicoria.
Cjddèr: 1) cantina, luogo sotterraneo dove si conserva il vino, 2) locale adibito a ripostiglio.
Cjmlàpin: senape, rape selvatiche.
Cjmnàr: ciminiera, fumaiolo.
Cjndrè: 1) inchiodare; 2) fare centro in qualcosa.
Cjndròn: grosso chiodo, con o senza filettatura, bullone.
Cjnnarèl: “ceneriero” (detto del gatto accovacciato in prossimità di fonti di calore).
Cjnnìdd: persona che si mette in evidenza, al centro di ogni attenzione.
Cjnquònt: cinquanta.
Cjrchè: chiedere, domandare, cercare.
Cjrnùcch: crivello, setaccio e staccino.
Cjvìttìn: atteggiamento lezioso di donna civetta, civettuola.
Clàr: colera.
Clè: colare, far passare per un filtro un liquido per purificarlo.
Clerjch: collerico, mogio, scoraggiato, privo di vivacità, triste, addolorato, tribolato.
Clèstr: colostro, le prime gocce del latte materno.
Clìbbr: cervello.
Clìmm: fioroni.
Cmàn: comò, mobile cassettiera.
Cnàcch: conocchia, strumento attorno al quale si avvolge ciò che si deve filare.
Cnùggh i cannall: lucciole.
Cnuggh: coniglio.
Còcch: 1) matassa di fune, 2) coppia.
Coccjl: caccialo! mandalo via! allontanalo!
Còll: caldo.
Com’scèm: come andiamo?
Comat?: come?
Comc: camice, tuta.
Conn: canna, verga, bastone flessibile e sottile.
Contrabbònd: contrabbando, vendita e introduzione di merci vietate o vendute a prezzi non controllati.
Contravenziòn: contravvenzione, multa.
Contròr: controra, meriggio.
Conzapiott: conciapiatti, ambulante che assemblava i cocci, con ferro filato e cementazione.
Coppabbìnt: coppette, pratica antica per l’assorbimento di dolori.
Coprafoss: coprifasce, piccolo sacchetto in tela che copriva le fasce con cui si avvolgeva il corpo di un neonato.
Corn: carne.
Corr’ngùdd: inseguire, rincorrere uno che fugge per raggiungerlo.
Còs: cucire, unire pezzi di tessuto a mano o a macchina.
Cosc: cassa, cassapanca.
Costùr: questura, la sede della polizia e la residenza del Questore.
Cozz: 1) mestolo in legno campagnolo, 2) l’organo maschile.
Cozzlàtìgn: capriola.
Cpàrt: coperta.
Crà: domani, il giorno dopo, l’indomani.
Cràd: crede.
Cràn: corona del rosario, corona in genere.
Crapett: capretto.
Crasc: crescere, allevare, nutrire e curare i piccoli perché crescano, educare, curare un allevamento di animali.
Crè: curare, avere cura.
Crematìn: domattina, domani mattina.
Crep: capra.
Cresc’ch: comitiva, compagnia di persone riunite solitamente a scopo di divertimento, combriccola.
Cressàr: domani sera.
Crìdenz: credenza, piccolo armadio per pane, tovaglie e stoviglie, credenza.
Crìduvl: duro, di difficile cottura.
Crijatìr: creatura, bambino.
Crìjilin: creolina, sostanza disinfettante.
Crijònz: creanza, la buona educazione, le belle maniere.
Crijstè: curiosità. l’essere curioso.
Crìmbàs: spettanza contrattuale, dovuta agli addetti alle pecore solo a periodi, composta da una fiocella di ricotta e una formetta di formaggio fresco.
Crìp: crepa! muori! va’ alla malora.
Crìpèt: spaccato, andato in malora.
Crìpindatìr: screpolatura, crepa, ruga.
Crìppètt: corpetto, gilè.
Crìsc’ch: crosta, la superficie indurita di una cosa.
Crìsc’Sont: è l’augurio che veniva fatto ai neonati e bimbi, dopo un loro starnuto (“cresci Santo”).
Crisciall: stringa in cuoio per scarpe.
Crìstallìr: credenza, mobile con vetri, per piatti bicchieri, tazze, “cristalliera”.
Crìstièn: persona, uomo o donna, cristiano.
Crìstiònn: moltitudine di persone.
Crìt: crudo, non cotto, ruvido, duro; persona senza malizie.
Crjpèt: 1) crepato, lesionato, leso, 2) morto.
Cròsc’vì: crocevia, diramazione, biforcazione.
Crust: Cristo.
Crùst’: cresta, rossa escrescenza carnosa sul capo dei gallinacei e polli.
Ctùzz: roccia.
Cuacchìl: trappola, trabocchetto, insidia.
Cuafòn: fosso, grossa buca.
Cuagghiè: cagliare, coagulare, rapprendere (specie del latte).
Cuagghièt: cagliato, denso, compatto, rilassato.
Cualamèr: calamaio.
Cualznètt: mutande lunghe da uomo, con fettucce alla caviglia.
Cuambanèr: campanile.
Cuanèt: cognato.
Cuannanòsc: trachea, gola.
Cuannèl: collare, “cinturino di cuoio che si mette al collo degli animali, per attaccarvi il guinzaglio”.
Cuanustr: canestro.
Cuapason: vaso capiente in terracotta per tenervi l’olio o il vino, orcio, anfora.
Cuapen: cappotto, pastrano.
Cuapon: 1) cappone, galletto castrato; 2) testa dura, grossa, capoccione, testone.
Cuappìddèr: cappellaio, berrettaio.
Cuaptìdd: spago cerato dei calzolai, per cuciture e rammendi di tomaie.
Cuapucch: capezzolo.
Cuapust’r: capestro, cavezza, fune che tiene legato il cavallo per la testa, freno.
Cuaquògn: tallone, calcagno.
Cuàr: cuoio, “in senso generale,” le cuoia con riferimento alla pelle umana.
Cuarnel: 1) carogna, 2) persona molto magra.
Cuarrittòn: carrettone, lungo carro a due ruote da trasporto.
Cuartìcc: cartoccio, foglio di carta ravvolta in modo da poter contenere della merce.
Cuasciòn: cassone per il deposito di cereali, molto alto e capiente, con due aperture nel basso.
Cuasìdd: pollaio, sgabuzzino ad uso di animali da cortile.
Cuastìdd: torre, castello.
Cuatachìmm: tozzo, persona bassa e grossa.
Cuatamblòsm: cataplasma, epiteto dispregiativo, persona noiosissima, malandata in salute.
Cuatarott: soppalco, mansarda.
Cuavaddòn: 1) cavallone, onda del mare in burrasca; 2) persona corpulenta.
Cuavodd: cavallo.
Cuazètt: calza
Cuazòn: calzone, pantalone.
Cuccù: strumento in argilla, che soffiandovi da appositi fori, emette suoni.
Cùch: cuoco.
Cudd: collo.
Cuèn: cane.
Cuèp: 1) bandolo, capo della matassa; 2) dial. l’ultimo in un gioco.
Cuinzèv: opinare, ritenere, pensare.
Cul i quòndr: in perfetta simbiosi, con profonda stima, in sintonia (come c. e vaso da notte).
Cul’mùdd: fifone, non scaltro (“c. molle”).
Culjnètt: comodino (lett. “colonnetta”).
Culott: sottoveste.
Cumbìn: conviene, vantaggioso.
Cumbluttè: complottare, far comunella, accordo di più persone per uno scopo comune poco onesto.
Cumditè: comodità, effetto dello stare comodo, ciò che è comodo.
Cummàss: commesso, addetto alla vendita in un negozio.
Cundràttè: contrattare, pattuire, patteggiare, stabilire un costo.
Cungrè: congrega, riunione di più persone per uno scopo comune, comunità organizzata di fedeli.
Cuntròrj: contrario, chi oppone o si oppone.
Cunz: consolo, “desinare o pranzo, che parenti e amici preparano per chi viene colpito da grave lutto.”
Cunzapàvl: consapevole, che è informato, che sa, che è al corrente, conscio.
Cunzènz: consenso.
Cuòcch: fiocco.
Cuondr: vaso da notte.
Cuorr: carro, “soprattutto carro trionfale in cartapesta, per onorare il due luglio la Santa Patrona della Bruna.”
Cupr: botte, percosse, bastonate, sculacciate.
Cuquè: coricare, adagiare.
Cuquèt: coricato, essere a letto perché ammalato.
Cuquòrs: mettersi a letto o a giacere, coricarsi.
Cùr: quelli.
Cùrdl: tardivo, lento a maturare.
Curn: 1) rancore, risentimento, verso chi ha osato offenderti, 2) corno, contenitore di olio usato dai salariati.
Cuscènz: coscienza, consapevolezza.
Custiòn: questione, controversia, disputa, contesa, diverbio.
Custiùnè: questionare, litigare.
Cùt: quota; quanto spetta a ciascuno, in seguito ad un riparto; quantità di terreno assegnata dalle riforme agrarie.
Cutturìll: brasato d’agnello, brodo d’agnello.
Cuzzl: baccello.



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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