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19/11/2011 15.11.51 - Articolo letto 5491 volte

Il dizionario Materano / Italiano di Antonio D'ercole

Antonio D´Ercole Antonio D´Ercole
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Continua con la lettera D
Matera Dizionario Materano / Italiano , "Voci di Sassi" di Antonio D'ercole

Lettera D:


D’blàzz: debolezza, fiacchezza, stanchezza.
D’chètt: decotto, infuso.
D’chiarèt: dichiarato, manifesto, palese.
D’chìj: il di più, il superfluo, il soverchio.
D’fittìs: difettoso, che ha qualche difetto.
D’frànt: di fronte, dirimpetto.
D’liè: delegare.
D’ljchèt: delicato, gracile, debole.
D’nàziòn: donazione, dono.
D’parèl: di parola, leale, fedele alle promesse.
D’pìniòn: “d’opinione”, ostinato, caparbio, cocciuto, testardo, tenace in un’idea o proposito.
D’scqùng: obliquo, di sbieco, inclinato.
D’spiacèr: dispiacere, dolore morale.
D’spìtt: dispetto, offesa volontaria inflitta ad uno, sentimento di stizza, ira.
D’spittìs: dispettoso, impertinente, disubbidiente.
D’spraziòn: disperazione, abbattimento, sconforto.
D’sprèt: disperato, povero.
D’sprizzè: disprezzare, parlar male di qualcosa o qualcuno.
D’srìdè: desiderare, avere desiderio di una cosa e ambirne il possesso o l’attuazione.
D’srjdìs: desideroso, smanioso.
D’stìmenij: testimone, teste.
D’stìn: destino, sorte.
D’stìrb: disturbo, fastidio, incomodo.
D’stirbèt: disturbato, frastornato, dissuaso.
D’strapùzz: di sbieco, obliquo, di traverso.
D’vàchè: vuotare, svuotare, togliere tutto ciò che una cosa o un luogo contiene.
D’vjziòn: devozione, il sentimento religioso di affetto e venerazione, che si manifesta nella preghiera.
Da’chèp: daccapo, a capo, di nuovo.
Da’cià!: dacché!, dal momento che, poiché.
Da’drà’dadràt: perifericamente, alla larga alla larga.
Da’dràt: di dietro, di schiena.
Da’fàr: tranne, eccetto, salvo, escluso, all’infuori di…
Da’port: da parte, in disparte, in luogo appartato, tenere in serbo.
Da’quonn: da quando, dacché, per il motivo che.
Da’vdè: notabile, da notare, degno di attenzione, importante, ragguardevole.
Dabbjcìn: da vicino, nei dintorni, nei paraggi, presso.
Dàbl: debole, che ha poca forza, che ha poca energia.
Dacchèrd: d’accordo, col consenso di.
Daciùzz: acido, rancido, di vivanda stantia, deteriorata, che ha un sapore asprigno e sgradevole.
Dacuonn: dacché, da quando.
Dafàr: all’infuori che, eccetto, tranne.
Dafè: da fare, daffare, impegno.
Dajùnt: di dentro, nella parte interna.
Dàl: dolere, patire un dolore fisico o morale, soffrire.
Dalla’bbìndìch: intercalare che accompagna apprezzamenti di buona salute o altro (lett. “Dio benedica”). - 205 -
Damigèll: damigella, signorina che accompagna la sposa novella, damigella d’onore, fanciulla nobile.
Damiggèn: damigiana.
Dammaggè: danneggiare, nuocere, sciupare, guastare.
Dammaggèl: dannoso, facile a subire danni.
Damond’nond: da un momento all’altro, d’ora in avanti, da oggi in poi.
Danì’mumentallòt: da un momento all’altro, che sta per accadere, che è sul punto di verificarsi, imminente.
Dannè: dannarsi, affaticarsi molto, tribolare, amareggiarsi.
Daross: lontano, distante, che sta lontano.
Dasc: dieci.
Dasctr: dita.
Dàssìs: lassù, il luogo che sta in alto.
Datsì’chè: dato che, siccome, poiché, dal momento che, visto che.
Daullòzz: buongiorno, il vecchia forma di saluto, (“salve”, “Deo gratias”).
Dauròzz: (“A Dio grazie!”, “Deo gratias”).
Dcìt: decidere, definire una questione.
Ddàj: qua, qui.
Ddè: la, colà, in quel luogo.
Dè’fadd: sollecitare, dar fretta.
Dè’l: duole.
De’lattàn?: fatica eccessiva, lavorare molto, fare sforzo.
Debt: debito, quanto uno deve ad altri, il dovuto.
Decchjch: piega, fascia di tela o lino ricamata a mano, che un tempo si posava sulle coperte al posto dei cuscini, per eleganza nel letto matrimoniale.
Dègghìs: laggiù, da basso, di sotto.
Dèj: dare, donare, concedere, offrire.
Dèja’bàv: 1) scenata, clamoroso litigio che attira la curiosità di persone presenti, 2) dare da bere; nel senso di dare spago a curiosità e pettegolezzi.
Depp: dopo, poi, in seguito.
Derm: dorme, essere nel sonno.
Desciònn: decenne, che ha dieci anni.
Dessìs: lassù, in quel luogo in alto, in Paradiso.
Dèt: dato.
Dfètt: difetto, imperfezione fisica e morale, mancanza, privazione.
Dialètt: dialetto.
Diavlùcch: peperoncini piccanti.
Dìcrì: diceria, voci maligne e false.
Didc: dodici.
Dìggrì: digerire, assimilare una cosa, adattarsi più o meno volentieri.
Dijatàrz: tre giorni fa.
Dìllìvij: diluvio, alluvione, allagamento, straripamento di fiume.
Dìn’dùnn: battaglio, il ferro sospeso in una campana, in un campanello.
Dìnch: dunque, perciò, pertanto, di conseguenza.
Dìndatìr: dentatura.
Diòvl: 1) diavolo, demonio, spirito maligno, 2) uomo cattivo, perverso e irascibile.
Dìr: dura, essere durevole.
Dìsc: dire.
Dìsc’ch: 1) dolore per disinfezione di qualsiasi ferita, brucia, 2) Esclamazione di dolore!
Dìsc’dìsc: chiacchierone, ciarlone, chi parla molto senza concludere nulla.
Disctèl: ditale.
Disgrazièt: 1) vile, 2) anche handicappato.
Dissusèt: disusato, non più in uso, dismesso.
Djntìr: dentiera.
Djrrìpatèrj: dirupo, precipizio, luogo dirupato donde è facile precipitare.
Djrùgg: dirigere, guidare una persona, un’attività, volgere, indirizzare.
Djscìn: digiuno, che non ha mangiato, astinenza completa o parziale dai cibi, privo di idee, di cognizioni.
Djsctòn: ditone, pollice, alluce, il dito più grosso delle mani e dei piedi.
Djsgrazièt: disgraziato, che è in disgrazia, colpito da sventura, cattiva sorte, avversità, sfortunato, disperato.
Djsgròzij: disgrazia, cattiva sorte, sfortuna, sciagura.
Djsonèst: disonesto, che non è onesto, sleale, iniquo.
Dlòr: dolore, sensazione di pena e di tormento, che reca sofferenza. - 206 -
Dmànjch: domenica.
Dmè: domare, ammansire, rendere mansueti.
Dmènij: demonio, lo spirito maligno, il diavolo.
Dmjnzè: dimezzare, diminuire, ridurre.
Doffàr: fuori, all’esterno, non dentro.
Dogghìs: quaggiù, in questo luogo, in questo mondo.
Dòm’: dammi.
Donn: danno.
Dopp’mangèt: pomeriggio, “dopo mangiato”.
Doppij: doppio, doppia.
Dosc: dolce, piacevole.
Dosc’dosc: sornione, che o chi sa nascondere le proprie intenzioni, chi sa fingere, simulatore.
Dossìs: quassù, qui in alto, in questo luogo, “alto”.
Dòt: dote, quantità di beni e denaro, che il padre assegna alla figlia che va sposa.
Dpànt: in piedi.
Dpèst: deposito, ripostiglio, magazzino.
Dquèt: ducato, antica moneta.
Dràt p’dràt: pedinare, seguire passo passo per spiare, senza farsene accorgere.
Dràt: dietro, dalla parte di dietro.
Dràtt: 1) donna ordinata, diligente, 2) la mano destra.
Drè: durare, continuare ad essere e agire, perseverare, resistere, conservarsi.
Drèt: durata, tempo in cui una cosa dura, resistenza, persistenza.
Drìtt’fìl: rettifilo, rettilineo.
Drjpè: diruparsi, rovinare.
Drjpèt: precipitato, franato.
Drùtt: diritto, onesto, leale, retto.
Dsùgn: proposito, progetto, “disegno”.
Dtè: dotare, fornire di corredo, provvedere al necessario, rifornire.
Ducìnt: duecento.
Dumond: domanda, istanza, richiesta.
Durm’durm: dormiglione, pigrone, svogliato, fiacco.
Dusch: 1) fragile, gracile, debole, 2) disco.
Dusct: dito.
Duspr: dispari.
Duvàr: dovere, obbligo.



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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