Gli abitanti della Basilicata trattati allo stesso modo di paesi come la Nigeria, l’Angola o la Guinea Equatoriale: da oggi, per estrarre il petrolio dal sottosuolo nella nostra regione è sufficiente un accordo fra il Governo e le multinazionali,alle quali basterà andare a Roma e contrattare con il ministro Scajola. Alla Basilicata nessuno dovrà chiedere nulla o dare in cambio qualcosa: sono saltate le garanzie per la salvaguardia del territorio e quindi ogni possibilità per la Regione di negoziare benefici per il suo territorio e i suoi cittadini. Questo meccanismo perverso è il risultato di un’operazione in cui sono complici e conniventi il Governo di destra e le grandi multinazionali del petrolio: sono gli effetti del disegno di legge approvato oggi al Senato chiamato “Sviluppo e internazionalizzazione delle imprese”, sulla base del quale i permessi di ricerca e le concessioni per l'estrazione di idrocarburi possono essere
rilasciati senza l'Intesa Stato-Regione, bensì con un procedimento unico in capo all'Amministrazione dello Stato. Si torna indietro di dieci anni privando la Regione del suo potere di autodeterminazione e riducendola, appunto, a colonia.Come se non bastasse, la legge cambia anche le norme sulla Valutazione di impatto ambientale, che sarebbe richiesta soltanto per le attività di perforazione dei pozzi e sarebbe affidata ora all'Unmig (Ufficio nazionale
minerario per gli idrocarburi e la geotermia), un organismo statale periferico del Ministero per lo Sviluppo economico, neanche di quello dell’Ambiente.
Speravamo che almeno in questa occasione il ministro Prestigiacomo difendesse le prerogative del suo dicastero senza farsi fagocitare, come accade anche per il nucleare, dal collega dell’Economia. In pratica, è stata messa a punto una joint venture in cui Governo e compagnie gestiscono un’iniziativa comune per poi dividerne gli utili. E non fa niente se per agevolare le imprese si impoverisce una regione. Sono anche questi, in fin dei conti, gli effetti del
federalismo, per cui ciò che appartiene alla Lombardia (il gettito fiscale delle imprese, ad esempio) resta nelle casse di quella Regione, mentre ciò di cui dispone la Basilicata, gas, petrolio e risorse naturali, viene espropriato. Un colpo durissimo per la Basilicata che è di gran lunga la prima regione per produzione di petrolio in Italia, che contribuisce a circa il 90 per cento della produzione nazionale su terraferma e ad oltre il 76% dell’intera produzione italianaI rischi di questa decisione sono stati evidenziati da tempo, ricevendo anche il sostegno della Commissione Ambiente e Protezione civile delle Regioni che, il 29 ottobre scorso ha assunto una posizione chiara e univoca contro questo disegno di legge. . Questo “federalismo all’ incontrario” obbliga la Basilicata e i lucani a opporsi con ogni mezzo ad una legge che li espropria delle loro risorse e del loro futuro.Nulla rimarrà intentato, dal ricorso alla Corte Costituzionale ad un’autonoma legge regionale sia sulla Valutazione di impatto ambientale che sulle procedure autorizzatorie in materia di ricerca, prospezione ed estrazione di idrocarburi. Insomma, riappropriandosi del governo del territorio e del controllo delle attività che su esso si svolgono, estrazioni incluse.L’auspicio è che vi sia un più ampio schieramento di forze e che anche gli esponenti del centrodestra lucano – che fino ad ora hanno finto di ignorare le gravi
conseguenze della legge - possano riscoprire le ragioni del federalismo,schierandosi finalmente in difesa della Basilicata e dei cittadini lucani nella battaglia che vedrà la Regione impugnare questo provvedimento ingiusto e approvare in Consiglio norme che servano a tutelare le nostre risorse.