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04/01/2012 9.23.48 - Articolo letto 9283 volte

Francesco Vespe: riflessioni sulla crisi economica attuale

Vendita di prodotti alimentari Vendita di prodotti alimentari
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"Non si può però oltremodo infierire con inutili manovre finanziarie recessive"
Matera "Questi mesi sembrano essere diventati cruciali per la sopravvivenza dell’Euro e, forse, più in generale, degli standard di vita che sono stati conseguiti in questo mezzo secolo nel nostro continente. La crisi che sta accusando l’Italia in particolare, diventata l’anello più debole dell’Europa, è più grave a causa delle politiche economiche dissennate applicate negli ultimi 30 anni dai governi nazionali che hanno bruciato il futuro di almeno le prime 2 generazioni di Italiani del terzo millennio. Vi è però una responsabilità decisiva dell’Unione Europea, dell’EURO e dei suoi assetti amministrativi! Abbiamo la memoria corta ma le motivazioni che ci convinsero ad entrare nell’EURO furono quella di aiutarci mettere a posto i nostri conti e, l’altra, di rendere non più fattibile un OPA speculativa sulle monete nazionali. I conti truccati dei greci hanno fugato la prima speranza; mentre gli attacchi ai titoli di credito di stato rimasti rigorosamente a responsabilità nazionale, ha fugato la seconda illusione. Tuttavia l’errore più grave delle istituzioni europee non riguarda la sua moneta; ma le politiche economiche di stampo neo-liberista che ha applicato ed inflitto ai popoli aderenti lasciando completamente nudi ed indifesi i suoi cittadini dinanzi ai sussulti più perversi della globalizzazione. Teorie economiche neo-liberiste figlie, se si sposta la riflessione sul piano filosofico, di quel relativismo etico che ha avuto come esito finale la rinuncia da parte dell’Europa a difendere i propri figli! Perché le politiche europee ci hanno resi disarmati ? Un primo serio vulnus è quello di aver seppellito ed ingessato sotto una valanga di regolamenti, di lambiccati standard di qualità, di vincoli dei più vari e variopinti, di prescrizioni kafkiane il sistema produttivo continentale.L’UE ci dice perfino di quale misura devono essere i cessi di casa nostra! Peccato che dette regole non siano applicate ed esatte dalle merci prodotte dai paesi extra-europei (Cina uber alles!) alle quali la nostra beneamata Europa ha deciso di aprire le porte rinunciando a prendere qualsiasi pur minima difesa. Ma, si sa, il cumulo di conformismi a cui ci ha abituato il “politicamente corretto” europeista reputa primitiva e rozza l’applicazione dei dazi doganali! Non solo. Prima le multinazionali -sono loro che ci stanno pilotando verso la catastrofe imponendoci una globalizzazione malata!- dovevano trattare con i governi nazionali, stato per stato, per poter entrare e pervadere le economia dei singoli paesi. Ora basta aggredire lobbisticamente l’UE perché i loro interessi diventino regole da far recepire a cascata dai governi nazionali. I grandi gurù dell’economia sottacciono che la crisi economica che stiamo attraversando ha delle preoccupanti similitudini con quella famosa del 29. Parlavamo di Globalizzazione malata pilotata dalle multinazionali. Le multinazionali mirano a promuovere l’omologazione, l’uniformità culturale e la diffusione delle stesse abitudini consumistiche su scala mondiale per minimizzare i costi delle produzioni di scala. Questo implica ‘annullamento delle creative diversità culturali e storiche dei singoli popoli. Questo delittuoso impoverimento culturale e storico dei popoli ha come esito economico quello di concentrare sempre più le ricchezze in poche mani e di allargare sempre più la platea dei poveri. Fu proprio questo allargamento della forbice fra poveri e ricchi che produsse il tracollo dei mercati del 29. Si uscì da quella crisi con lo Stato che, promuovendo “utili” opere pubbliche si indebita per trasferire ricchezze al popolo e far ripartire i consumi e la produzione. Oggi i nostri Stati, ed in particolare l’Italia, sono già bell’ e indebitati e questa leva, pur utilizzata dagli USA e Gran Bretagna per fronteggiare la crisi del 2007-2008, non può essere oggi attivata dal nostro paese. Non si può però oltremodo infierire con “inutili” manovre finanziarie recessive che colpiscono il ceto medio come finora fatto finora in Italia. Occorre invece capire dove il denaro si è accumulato e colpire chi ha ottenuto “immorali” plusvalenze: ovvero imprese che hanno de-localizzato, multinazionali e banche attraverso le quali vengono orchestrate le speculazioni finanziarie. Allora perché non imporre alle merci di imprese e multinazionali prodotte altrove e che vogliono ri-entrare nei nostri paesi, un contributo di solidarietà? Però non chiamiamoli dazi per carità!"



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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