Il caso Museo Laboratorio di via S. Giovanni Vecchio
di TOMMASO RUGGIERI
Scoprire e valorizzare nuove potenzialità per Matera, città unica al mondo, è sempre fonte di grande soddisfazione. E’ proprio quello che si propone la neo-nata associazione culturale B.R.I.O (brillanti realtà in osservazione). Oltre all’ormai noto, ma non sempre adeguatamente salvaguardato, patrimonio storico-artistico e monumentale, rientrante nel patrocinio Unesco dal 1993, occorre focalizzare l’attenzione sulle notevoli e rilevanti testimonianze demo-antropologiche afferenti alla cosiddetta Civiltà Contadina. Un termine che racchiude in sé molteplici concetti: dai luoghi fisici (case-grotta scavate o in parte semi-costruite) in cui hanno concretamente vissuto le famiglie fino a una cinquantina di anni fa nei Sassi, agli utensili ed oggetti della cultura materiale (riguardanti il lavoro e la vita quotidiana).
Ricostruzioni degli ambienti di vita nelle antiche abitazioni esistono già da qualche anno, nel caso della casa-grotta sita in vico solitario (Sasso Caveoso), e un’altra è stata ricostruita più di recente nel Sasso Barisano.
Ma pochi sanno che esiste un vero e proprio Museo Laboratorio della Civiltà Contadina in via San Giovanni Vecchio, 60 (poco distante dalla Facoltà di Lettere dell’Università della Basilicata). Nei suoi 500 mq di spazi espositivi comunicanti, creati nel 1998 grazie alla passione di una famiglia del luogo, sono esposti attrezzi ed utensili utilizzati negli antichi mestieri, alcuni dei quali ormai scomparsi, diffusi tra abitanti dei rioni Sassi.
All’interno del Museo è possibile percorrere ricostruzioni fedeli degli ambienti in cui venivano svolti mestieri come l’arrotino, il calderaio, il contadino, il barbiere, il calzolaio, il cavamonti, il conciapelli, il conciapiatti, il panieraio, il sellaio, lo scalpellino ecc…vengono ripresi anche alcuni momenti della vita di un uomo, come nel caso dell’infanzia, con esempi degli oggetti di comune utilizzo.
Ciò che più colpisce l’attenzione del visitatore è il buono stato di conservazione e la rarità della maggior parte dei manufatti esposti, autentiche testimonianze di una civiltà ormai scomparsa, che è parte costitutiva dell’identità profonda di Matera. Una città che, fino allo sfollamento dei Sassi, era peculiarmente caratterizzata dalla semplicità e dall’abile manualità dei mestieri che gravitavano attorno al mondo contadino e ad esso erano connessi strettamente.
Proprio per non perdere questo importante valore identitario occorre sostenere queste iniziative, vere azioni di conservazione culturale, per tramandare ai posteri la memoria della nostra civiltà.
Tommaso Ruggieri
B.R.I.O.