Ieri 21 Luglio, nel pomeriggio, mentre all’esterno la temperatura era di circa 30°, nella frescura della Chiesa rupestre di San Pietro Barisano, le note del famoso trombettista Paolo Fresu hanno fatto dimenticare la calura ai cento fortunati partecipanti, trascinandoli in una dimensione magica.
Il concerto inserito nel cartellone di Gezziamoci a Matera 2009 è stato organizzato dall’Onyx Jazz Club (in collaborazione con Asi, Apt, Regione, Comune di Matera ed Ente Parco della Murgia), in occasione dei 40 anni dallo sbarco dell'uomo sulla Luna.
I posti disponibili per il pubblico erano limitati a 100 e ci si è dovuti presentare con un bel pò di anticipo per potersi assicurare l’ingresso, ma ne è valsa la pena.
Entrando nella chiesa rupestre, infatti, l’ambiente fresco e quasi mistico ha subito catapultato il pubblico in un clima di leggerezza. In seguito, ci hanno pensato le note del musicista sardo ad annullare la forza di gravità, trascinando i presenti in vortici di incalzanti melodie jazz.
Questo prolifico compositore italiano, diplomato in tromba e laureato al DAMS di Bologna, è partito dalla Sardegna 27 anni fa, passando attraverso il premio come miglior nuovo talento del jazz italiano nel 1984 e miglior musicista italiano nel 1990, fino a raggiungere una fama a livello internazionale, conquistando riconoscimenti quali la nomination al David di Donatello per le musiche del film Centochiodi nel 2007 o il premio Chatwin della Città di Genova, del 2008.
Personaggio affascinante, Paolo Fresu ha eseguito la sua performance pomeridiana a piedi nudi e ha suonato per circa un’ora con il suo personalissimo modo di interpretare la musica, fino a insinuare nel pubblico l’illusione di assistere ad un vero e proprio spettacolo teatrale.
La magia del suo assolo ha rapito i materani, attoniti nel vedere all’improvviso il musicista alzarsi e camminare, suonando tra la platea.
Fresu ha suonato in uno stato di estrema concentrazione, quasi in estasi, esibendo il suo talento con passione e visibile sforzo fisico, accompagnando il suono dei suoi strumenti (un flicorno e una tromba) con effetti elettronici. Un artista, quindi, in grado di comunicare non solo attraverso la sua musica, ma anche attraverso il suo corpo e la tecnologia.
All’interno della giornata Sassi e stelle sonanti rientra anche l’esibizione serale in cui Paolo Fresu ha suonato con l’Alborada String Quartet presso il Centro di Geodesia Spaziale
FOTO: Dora Sciasciamacchia