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04/06/2012 12.17.10 - Articolo letto 6470 volte

Il dizionario Materano / Italiano di Antonio D'ercole

Voci di Sassi Voci di Sassi
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Continua con la lettera P e Q
Matera Dizionario Materano / Italiano , "Voci di Sassi" di Antonio D'ercole

Lettera P

P’ccàss: perciò, per questo, quindi.
P’cchèt: peccato.
P’cecch: ciglia, gli orli delle palpebre munita di peli.
P’chjngintìr: per congiuntura, per caso.
P’dchìcch: precipitosamente, rovinosamente, irruente, sconsiderato, qualsiasi gesto senza calcolo.
P’dcìn: peduncolo, il gambo del frutto.
P’ddìzz: persona di colorito scuro, bruna.
P’ddòn: rampollo, pollone, germoglio.
P’ddòstr: pollastra, gallinella.
P’ddùtr: puledro, giovane mulo.
P’laputtèn!: per la miseria! (lett. “per la puttana!”).
P’lzè: pulire, nettare.
P’nata mèn: d’altronde, per altro.
P’ndàn: appartato, trascurato.
P’nijàn: opinione, ostinazione abituale.
P’ntìn: 1) trina, merletto, pizzo, guarnizione di cotone, seta o altro, 2) chiodi.
P’pdùnt: pannocchia, tutolo.
P’triscè: 1) lanciare pietre, 2) scagliare contro qualsiasi cosa.
P’zzànnìdd: persona presente e indesiderata, impiccione.
P’zzarìdd: piccola panella di 1-2 kg.
P’zzènt: pezzente, accattone.
Pacchètt: pacchetto (di sigarette in genere).
Pacchièn: pacchiano, grossolano, non fine.
Paccì: pazzia, forte turbamento.
Paciènz: pazienza, sopportazione.
Padc: pulce, insetto parassita.
Paddùtt: 1) palla di neve, 2) qualunque cosa appallottolata, grassoccio.
Pagghiàr: cavità naturale nelle rocce delle abitazioni contadine dei Sassi, per contenere riserve di paglia per gli animali.
Pagghièr: 1) pagliaio, 2) rifugio rustico campagnolo, fatto di paglia.
Pagghìzz: pagliuzza.
Pagghjs: fanatico, vanitoso, presuntuoso.
Pagliaccètt: indumento per bambini, composto di mutandine e corpetto.
Pagliarùcc: pagliericcio, gran sacco pieno di paglia, usato come materasso.
Pagliòcc: pagliaccio, buffone.
Pagnètt: pagnotta, pane di forma rotonda.
Paij s’ pènz: “poi si pensa”, poi, dopo.
Paijòn: 1) pavone, 2) anche nome proprio di animale da stalla.
Paìjr: paura, timore.
Paìjs: paese.
Paisen: paesano, conterraneo, compaesano.
Pàj: poi, dopo.
Pajamènt: pagamento, l’atto del pagare.
Pajè: pagare, dare il dovuto.
Paladd: scapola (di uomo o d’animale).
Palascìdd: paletto, clava, grosso bastone.
Palès: palese, noto, conosciuto.
Palèt: 1) palato, 2) anche botte, percosse.
Palett: piccola pala, paletta (serviva per smuovere e prendere il fuoco).
Palièt: botte, percosse.
Palìmm: palombo, piccione, colombo.
Palìsc’n: muffa.
Pallìmmèdd: farfalla.
Pallìmmèr: 1) “palombaro”, grande serbatoio d’acqua sotterraneo, 2) palombaio, colombaia.
Pallìmmìdd: 1) colombino, 2) detto della vasca in cui si pigiava l’uva.
Pallìttòn: paltò, cappotto.
Pallòr: pallore, pallidezza.
Palozz: palazzo.
Pand: punta, estremità di qualsiasi oggetto.
Pandìsc: palpito, il battere più frequente del cuore, delle pance, 3) agitazione o malattia.
Pandiscè: 1) respirare a fatica, ansare, ansimare, rantolare, 2) il muoversi lento della pancia, del cuore ecc., agitazione improvvisa.
Paner: paniere, cesto.
Pang: pungere, offendere.
Panittàr: tascapane (specie di sacca portata a spalla, per riporvi pane e simili), zaino.
Pannarèdd: piccolo dolce di pasta, in forma semicircolare, con manico, come un paniere, con sopra uno o due uova.
Pannarùzz: patereccio, foruncolo purulento.
Pannèr: bandiera, banderuola, lastra metallica sulla cima dei campanili e altro.
Pannìdd: collare (finimento animale imbottito).
Pant: punta, la parte estrema, la fine.
Pantèn: 1) pantano, terreno con acqua stagnante, 2) zona della Gravina, 3) torrente di Matera.
Panzètt: pancetta.
Panzìt: panciuto, corpulento, obeso.
Papalìn: papalina, zuccotto dei vecchi, copricapo.
Paparèdd: anatra (lett. “paperella”).
Papògn: sonnifero, preparata con papavero.
Papozz: sonnolenza,sonnellino, pennichella.
Pappajòll: 1) pappagallo, 2) persona fanatica e poco originale.
Papparrèdd: pappina per neonati, o bocconi per animaletti rimasti orfani.
Pappaterìj: 1) il mangiare, 2) grosso guadagno spesso illecito, 3) pappatoria.
Pappìn: pappina (per bambini, minestra di pancotto).
Pappìtl: tonchio.
Paprascè: agitarsi come una papera, razzolare, starnazzare, confondersi.
Parajòn: paragone, confronto.
Paràt: parete, muro.
Paratìr: 1) apparenza, ciò che appare e può anche non essere reale, 2) aspetto, forma esteriore.
Paravìs: paradiso.
Pàrch: lentiggini, efelidi.
Pard: perdere, sprecare, sciupare, restare privo di una cosa che si possedeva.
Parij: pergola (d’uva).
Parìntàl: parentela, lignaggio, stirpe.
Parlantàr: parlatore, ciarliero.
Partòcc: partaccia, rimprovero severo.
Paruggh: pariglia, coppia.
Parulòcc: parolaccia.
Pasc: 1) peggio, peggiore, 2) anche “la pece”.
Pasciòn: persona tranquilla, calma.
Pasl: slanciato, di cosa o persona alta, snella.
Passarìdd: passerotto.
Passatìmp: passatempo, svago, diversivo, distrazione. Il “palombaro”
Passè: 1) passare, attraversare un luogo per andare altrove.
Passèt: passata, aggiustatina.
Passiggìr: passeggero, viaggiatore.
Pastàr: garretto.
Pastnèch: pastinaca, carota.
Pat i nant pat: passo passo, lemme lemme.
Pat: piede.
Patèn: patate.
Patìj: patire, soffrire.
Patìt: “patito”, non di forte costituzione, non vigoroso, malaticcio, cagionevole.
Patjrnèl: proprietario, latifondista, padrone.
Patmìnt: patimento, dolore, afflizione, tormento, sofferenza.
Patrìn: padrone.
Patrùgn: patrigno.
Pattiè: patteggiare, contrattare, trattare, convenire, accordarsi.
Pattl: pettole, frittelle natalizie.
Patusc: 1) patire, soffrire, 2) detto anche di chi fa una cosa con frequenza e non sempre lecitamente.
Pazzjè: “pazziare”, scherzare, giocare.
Pcrèdd: lumachine.
Pcrìdd: agnello, piccola pecora.
Pdèt: 1) pedata, orma, segno che il piede imprime sul terreno, traccia, pedata, 2) modo di muovere i passi.
Pdìcch: pidocchio, insetto parassita.
Pdìl: pedùle (la parte della calza che riveste il sottopiede), soletta.
Pecr: pecora.
Pedd: 1) pelle, epidermide, cute, 2) la pelle conciata di un animale, che un tempo serviva per culle e letti, 3) detto anche per una buona sbronzata.
Pedeross: omosessuale, pedofilo.
Pèij: paga.
Pèl: pala (in legno o in ferro).
Pen’: pane.
Pen’cùtt: pancotto, pappa (soprattutto per bambini).
Pen’tùst: pane raffermato (lett. “pane tosto”).
Pena’taccòn: pancotto campagnolo, affettato da diversi pani, con rape, aglio, piccante e olio fritto.
Pendènt: collièr, girogola.
Pèp: il Papa.
Pèr: paio, pariglia.
Pèr’sc: porgere, offrire.
Pert: porta.
Pesc: pace, quiete.
Pesc’ch: pietra, sasso, ciottolo.
Pesm: amido.
Pezz: pezza, straccio, cencio.
Pì’mà: per ora, ora.
Piaciar: piacere, favore, cortesia.
Pianàt: “pianeta”, stella, destino, sorte, fato.
Piatèt: pietà, sentimento d’amore, benignità, misericordia.
Piàtis: pietoso, misericordioso, caritatevole.
Piàttìdd: piccolo piatto.
Pìatull: prendilo!, afferralo!
Piàzzè: piazzare, situare, collocare.
Pìcc’nùnn: piccolino, piccino.
Pìccià?: perché?
Picciùner: piccionaia, l’insieme di piccoli fanciulli.
Pìdchìcch: precipitosamente, rovinosamente, irruente, sconsideratamente.
Pìddchè: piluccare, mangiucchiare, mangiare poco e svogliatamente.
Pìgghiè a mèl: offendersi, averne a male, adontarsi.
Pìgghiè: prendere, pigliare.
Pìgghiè’port: prendere parte, partecipare, comunicare, rendere noto.
Pìjn: pugno, cazzotto.
Pìjnèt: 1) colpo dato con la mano chiusa, 2) quando contenuto in un pugno.
Pìlz: polso.
Pìmbdàr: pomodoro.
Pìngìt: punto, che è stato ferito da una punta, (specie da ago o spina, da insetto, ecc.).
Pìngtìr: 1) puntura, la piccola ferita prodotta da un corpo, 2) punteruolo.
Pìnzè a mèl: pensare a male, malignare, giudicare con malignità, interpretare male le parole e azioni degli altri.
Pìnzè: pensare, riflettere, meditare.
Pìnzìs: pensoso, assorto.
Piòtt spès: 1) piatto largo e piano, 2) chi spiffera ogni cosa; non sa mantenere un segreto.
Piòtt: piatto.
Pìp: 1) pupa, bambola, 2) donna molto bella, 3) manichino da esposizione.
Pìr: pure, anche, perfino, inoltre.
Pìrch: dispari, non pari.
Pìrchìt: lentigginoso.
Pìrij: purga.
Pìrn: 1) perno, asse intorno a cui gira qualunque congegno, una ruota e simili, 2) sostegno, fondamento.
Pisc’càdd: piccola pietra, sassolino.
Pìscè: 1) “pisciare”, orinare, 2) sgocciolare.
Pisciajùl: pescivendolo.
Pisciarèdd: organo sessuale femminile.
Pisciatìr: urina, orina.
Piscìn: cisterna, serbatoio d’acqua piovana (lett. “piscina”).
Pisciòrs d’ rìs: scompisciarsi dalle risate.
Pìssdà: possedere, avere.
Pìt: piedi.
Pìtt: petto, seno.
Pìttè: dipingere, colorare, tingere (lett. “pittare”).
Pìzz: pozzo, cisterna.
Pìzzchè: 1) pizzicare, punzecchiare, 2) anche scoprire nascondigli e falsità.
Pìzzchèt: 1) una piccolissima quantità, 2) scoperto nelle proprie malefatte; “pizzicato”.
Pìzzlè: 1) beccare, 2) guadagnarsi qualche cosettina.
Pjàtull: prendilo! pigliatelo!
Pjccatòr: peccatore, chi commette peccato.
Pjccìs: piagnucoloso, lamentoso, lagnoso.
Pjcciùnèr: 1) un insieme di fanciulli, tanti bambini presenti ad una festa, 2) piccionaia.
Pjcòn: lento, flemmatico.
Pjddàcch: pelle floscia, cute, pelle umana, derma, pelle secca.
Pjddèn: perciò, appunto, precisamente.
Pjdìcchjs: pidocchioso, persona avara, spilorcia, meschina.
Pjgnatìdd: pignatta (per cucinare legumi).
Pjlpìtt: polpetta.
Pjlzè: pulire, nettàre.
Pjmbdàr: pomodori.
Pjndè: 1) puntare, 2) tendere a uno scopo, fare pressione per ottenere qualcosa.
Pjndìddè: 1) imporre al neonato il nome dei nonni, zii, zie, parenti in genere, 2) puntellare.
Pjndiddèt: puntellato, sostenuto.
Pjndìn: chiodino.
Pjndìr: bronchite, colpo di freddo.
Pjnijòn: “opinione”, puntiglio, ostinazione sciocca, testardaggine, ripicca.
Pjnnèt: zampata, pennellata.
Pjnnìdd: pennello.
Pjnnùscl: 1) pisellino, organo sessuale del bambino, 2) sfilaccio.
Pjntàn: angolo, cantuccio, luogo appartato.
Pjntarìl: ostinato, tenace in un’idea o proposito, cocciuto, caparbio.
Pjntìglìs: puntiglioso, scrupoloso, meticoloso, pieno di scrupoli, perfezionista.
Pjntìr: bastone avente ad una estremità un chiodo per stimolare i buoi.
Pjntuèl: puntuale, diligente nei suoi impegni, scrupoloso.
Pjntùgl: puntiglio, ostinazione sciocca, ripicca.
Pjnzèt: pensata, trovata, invenzione.
Pjnzìr: pensiero, preoccupazione.
Pjnzrìs: pensieroso, preoccupato, assorto.
Pjparìl: peperoni in genere.
Pjpdùnt: pannocchia di mais, di granturco, tutolo.
Pjpozz: 1) fantoccio di stracci, che si mette nei campi, per spaventare gli uccelli; spaventapasseri, 2) persona inutile.
Pjppìjè: il fumare la pipa.
Pjputl: succhiotto per neonati di un tempo, preparato con zucchero legato in un pezzo di tela, e imbevuto d’acqua: sostituiva l’attuale succhiotto.
Pjrcìdd: porcellino.
Pjrcìl: porcile, luogo sudicio.
Pjrcòll: percalle (tela).
Pjrcuèr: porcaro, guardiano di porci.
Pjrdìt: smarrito, perduto.
Pjrnèdd: piccole prugne, di colore giallo e oblunghe.
Pjrquàrìj: porcheria, cosa sudicia, ripugnante.
Pjrrùzzl: porro, brufolo, frutto e nocciolo a forma di piccola pallina, piccola escrescenza.
Pjrsuàdèj: convincere, indurre a credere.
Pjrtìdd: sportello, portello, finestrella, aperture sovrastanti le porte d’ingresso nei Sassi.
Pjrtìs: pertugio, foro, buco, occhiello, àsola, piccola apertura.
Pjsciatìr: urina, orina.
Pjscìn: cisterna, poi raccolta di acque piovane.
Pjscrà: dopo domani (“post cras”, lat.).
Pjscrùtt: il giorno dopo di dopodomani.
Pjssdàj: possedere.
Pjstè: 1) pestare, battere qualcosa per sminuzzarla; 2) picchiare, 3) percuotere con forza.
Pjtièl: bottegaio.
Pjtrarìl: spaccapietre, scalpellino.
Pjtrìsin: prezzemolo.
Pjttèt: dipinto, pitturato, imbellettato (“pittato”).
Pjttiè: mascherare per ingannare gli invidiosi.
Pjttirrèl: 1) pettorale, finimento di cavalli, 2) gran seno femminile.
Pjttnàss: pettine.
Pjtùsc’n: erpete, infiammazione della pelle, con vesciche che danno prurito (soprattutto intorno alle unghie), cuticola.
Pjzzìcògn: pizzicagnolo (anche la sua bottega).
Pjzzìt: appuntito, aguzzo, puntuto.
Pjzzlè: piluccare, mangiucchiare, mangiare svogliatamente.
Pjzzòn: masso, macigno (“lett. pezzone”).
Plàdd: contenitore d’acqua in legno per animali, “pilozza”.
Plàn: vasca (contenitore per pasti di animali).
Plent: polenta.
Pliggè: privilegio, speciale ed esclusivo diritto accordato a qualcuno, favore.
Plìt: pulito, terso, non sporco.
Plìzì: 1) pulizia, 2) anche svuotamento dell’antico vaso per escrementi umani (“cantero”).
Plìzzè: pulire, detergere, nettare.
Plocd: tranquillo, sereno, pacifico.
Plòsc: luogo privato o pubblico con vasche e acqua corrente, che serviva per abbeverare gli animali, lavare i panni ecc. (“pilaccio”).
Pnè: penare, soffrire.
Pocc: pazzo, affetto da demenza, folle, chi ha perduto la ragione.
Pocch du chìl: natiche.
Pocch: 1) pacco, 2) natica.
Podc: pulce, insetto parassita.
Poggh: paglia.
Poll: palla, sfera in genere.
Pòllid: pallido, sbiancato.
Polm: 1) palmo, della mano, 2) anche palma d’ulivo.
Pomangèt: pomeriggio (“lett. dopo mangiato”).
Pòn: tramontare, calare del sole.
Ponn: panno, abito, tessuto, capo di vestiario.
Ponz: pancia, ventre.
Popr: 1) papera, oca, 2) persona sciocca, che parla a vanvera.
Porch: uliveto.
Portazìcchìn: portamonete, “porta zecchini”.
Pòs: posa, fondo, posatura nel fondo.
Pòsc: pascere, pascolare, condurre al pascolo.
Posqu’: Pasqua.
Postn: paste, dolcetti.
Pot: tasca in genere.
Potèss!: può essere!, forse, probabilmente.
Pott: patto, accordo fra due parti, contratto, condizione, clausola.
Povra’tà!: guai a te! povero te!
Povrajùdd: 1) povero lui!, poveraccio, 2) persona inetta.
Povrammà!: ahimè!, povero me!
Povrìdd: poveretto, mendico, nullatenente.
Pran: pregna, in cinta, gravida.
Pras: 1) fascia di terreno tracciata con l’aratro, 2) anche l’attacco elettrico per attaccarvi la spina, “presa”.
Prav: prova, saggio.
Prept: prete, sacerdote.
Prìcàss: percossa, cazzotto.
Prìccìnt: percentuale, il tanto per cento.
Prìccòll: tela, percalle.
Priciàs: solco di sicurezza tracciato sul terreno, lungo i perimetri dei campi, dopo la mietitura (contro gli incendi).
Prìcin: 1) pulcino, 2) gonfiore all’occhio, orzaiolo.
Prìcjs: preciso, accurato, diligente.
Prìclìs: pericoloso.
Prìcnè: 1) rinfacciare, pubblicare, rammentare al beneficiato i benefici ricevuti, 2) detto anche per le pubblicazioni matrimoniali. - 233 -
Pricnèdd: pulcinella, maschera napoletana.
Pricnìdd: settebello, sette di denari delle carte da gioco.
Prìcucch: percoco.
Prìddìchè: predicare, cianciare, fare comizi.
Prìffidìjs: insistente, noioso, petulante.
Prìffudìj: perfidia, malvagità, cattiveria.
Prìfrì: preferire, gradire, amare, prediligere una cosa più di altre.
Prìggjsament: principalmente, specialmente.
Prìgn’tè: colmare, aggiungere, riempire premendo (da “pregno”).
Prìjàr: 1) priore, un modo antico degli adulti di chiamare il padre, il papà, 2) il capo di una confraternita religiosa.
Prìjaterij: purgatorio.
Prìjè: supplicare, pregare.
Prìjòr: un modo antico di chiamare i genitori.
Prìm: prima.
Prìmìr: premura, insistenza, fretta.
Prìmitìv: primitivo.
Prìmjggènj: primogenito.
Prìmmàtt: promettere, far ben sperare.
Prìn: prugna, susina.
Prìpest: proposta, idea, fine, scopo.
Prìptùcch: chierichetto, pretino.
Prìquè: seppellire, infossare.
Prìsc: gioia, felicità, piacere, stato euforico.
Prìscè: gioire, tripudiare.
Prìsciònt: raggiante, esultante, allegro, sempre lieto.
Prìuatìr: vasca di decantazione d’acque piovane, posta in prossimità di pozzi, filtro di acque dirette.
Prìuè: 1) aggiungere una cosa ad un’altra, 2) sommare, unire.
Prìvè: provare, tentare, tastare, degustare.
Prìvnìt: prevenuto, maldisposto.
Prìzz: prezzo, valore.
Prjmatìn: che matura per primo e prima della stagione, primaticcio.
Prjpest: proposta, l’atto del proporre.
Prjquèt: sepolto, che è stato seppellito, immerso.
Prjsìtt: prosciutto.
Prjvlàn: provolone.
Prjvvàt: provvedere, procurare.
Prjvvùst: provvista di viveri e altre necessità.
Prùcl: pericolo.
Prùijbbì: proibire.
Psè: trebbiare, battere il grano e simili.
Psìl: grosso sasso cui ci si appoggia, ci si siede.
Psònt: pesante.
Psùdd: piselli.
Ptàj: 1) bottega, laboratorio, 2) potere (verbo).
Pucc: lamentela, pianto, capriccio.
Pucc’l: pezzo di legno appuntito agli estremi, per il gioco della lippa.
Pucch: poco, insufficiente.
Pùff: abbastanza, molto.
Punnl: pillola, pasticca, compressa.
Punt i achèp: punto e a capo.
Pupliè: 1) brontolare, lamentarsi, 2) parlare tanto e inutilmente.
Pupp: 1) pipa, 2) anche polemica inutile.
Puppù: cacca, feci.
Purch: 1) porco, maiale, 2) detto di persona sudicia materialmente o moralmente.
Purd: scorreggia.
Purr: porro, verruca.
Pusm: diarrea, dissenteria, sciolta.
Pust d’ sòl: l’ora del tramonto.
Pusta’pust: ressa, calca (lett. “pesta-pesta”).
Pustèl: postale, autobus, corriera.
Puzz: pizza, torta, dolce.
Puzzìch: pizzicotto.

Lettera Q
Quacchìl: trappola, tagliola.
Quacquràscè: intimorirsi, impaurirsi, “farsi sotto”.
Quacuogn: calcagno, tallone.
Quafon: fosso, buca, scavo nel terreno.
Quagghiè: cagliare, coagulare del latte.
Quagghièt: 1) rappreso, denso, compatto, ristretto in poco volume, coagulato, 2) appisolato.
Quagnìlucch: cagnolino, cucciolo di cane.
Qualamèr: calamaio.
Qualannòrij: calendario.
Qualasciòn: aitante, forte.
Qualcnèr: diarrea di galline, colera animale.
Quallarèl: calderaio, chi vende o aggiusta caldaie e simili, stagnino, lattoniere.
Quallarìl: caldaia in rame rosso, per le cucine di un tempo.
Quallaròn: calderone, gran paiolo, grossa caldaia.
Quallòr: calore, afa, canicola, molto caldo.
Qualznètt: mutande con fettucce, sottocalzoni pesanti, di tessuto fatto al telaio; “calzonetti”.
Quambanèr: campanile.
Quambanìdd: campanello.
Quambiòn: 1) campione o saggio di una qualsiasi cosa; 2) il vincitore di gare sportive.
Quambsantèr: becchino, seppellitore, custode del cimitero o camposanto (lett. “camposantaro”).
Quambsònt: camposanto, cimitero.
Quammaròn: “camerone”, salone, lamione.
Quanalon: 1) canalone, grosso canale; 2) festa di ringraziamento per il raccolto, fatto con lauto pranzo.
Quandarìdd: grossa conca in terracotta, per il bucato giornaliero del tempo antico.
Quanèl: canale di qualunque genere, cloaca.
Quanet: cognato.
Quangìdd: cancello.
Quanlìr: lume, lampada.
Quanljvrìr: malandato, sciupato, rovinato, svigorito (come un “cane levriero”).
Quann’lùcch: pezzo di canna di 10 cm. circa, che serviva per avvolgere il filo, posto, poi, nella spoletta, per tessere a telaio.
Quannanosc: gola, laringe.
Quannapidd: corda, treccia di fili di canapa, fune.
Quannapjddèr: funaio, chi fabbrica o vende funi, corde e simili (da “canapa”).
Quannèl: collare, cinturino di cuoio che si mette al collo dei cani o di altri animali, guinzaglio.
Quanustr: canestro, cesta, cestello in vimini.
Quapacchiòn: 1) ostinato, tenace in una idea, testardo, caparbio 2) testone (lett. “capacchione”).
Quapasàn: orcio grosso, vaso di terracotta, per conservare olio, vino e altro.
Quapen: cappotto invernale pesante, pastrano.
Quapirnèl: sporgenze sulle sponde del traino: servivano per appendere indumenti, secchio, funi ecc.
Quapon: “capone”, testone.
Quappicc: cappuccio, copricapo di forma conica.
Quappidd: cappello, copricapo nelle varie forme.
Quappiddèr: cappellaio.
Quaptìdd: spago per calzolai, che, incerato, serviva per cucire e riparare le scarpe.
Quapucch: capezzolo (della mammella).
Quapustr: capestro, cavezza.
Quaqquaròn: grassottello, pingue, paffuto.
Quaral: querela, denuncia presentata al magistrato.
Quarandèn: 1) donna invecchiata e malandata, 2) il carnevale al femminile e relativo pupazzo.
Quarar: querela.
Quariè: querelare, presentare querela contro qualcuno presso l’Autorità Giudiziaria.
Quarìs: testa pelata (lett. “caruso”).
Quarlamìs: cornamusa, zampogna.
Quarnasciòn: guarigione, “carnagione”.
Quarnel: 1) carogna, scheletro animale; 2) anche persona smagrita, svigorita.
Quarnjvèl: 1) fantoccio, carnevale; 2) persona senza carattere, buffone, pagliaccio, burattino.
Quaron: testa rapata, capelli rasati.
Quaront: quaranta.
Quarratìdd: media botte in doghe con cerchi, per la conservazione del vino.
Quarrèr: 1) carraia, stretto sentiero; 2) il luogo obbligato per il quale si passa.
Quartan: cartone, carta di grosso spessore.
Quartar: mezzina del vino.
Quartìcc: cartoccio.
Quartìn: quartino, piccolo appartamento.
Quartir: quartiere, rione di una città.
Quartjllòn: cartellone, tabellone, grande cartello per affissioni.
Quaruzz: carezza.
Quarvanìr: mandriano, bovaro.
Quarvìtt: buco foro, fessura, apertura.  La torre Metellana
Quarvnarìl: carbonaio, chi fa o vende carboni.
Quarvòn: carbone.
Quasciòn: contenitore in legno molto capiente, per il deposito di grano e cereali, con due fori in basso, per il ritiro (lett. “cassone”).
Quasìdd: 1) pollaio, rifugio per galline, e altri animali domestici; 2) casotto.
Quasìr: “caciaio”, vice massaro di pecore, addetto a cagliare e fare formaggi.
Quaslèr: luogo di deposito e cura del formaggio.
Quastìdd: 1) castello; 2) fuochi d’artificio.
Quatachìmm: piccolo fanciullo, tozzo e basso.
Quatamblòsm: cataplasma, persona trasandata e in malasalute.
Quatapèn: l’assessore per l’igiene, nel tempo antico; “catapano”.
Quatarott: soppalco, negli alti monovani dei Sassi.
Quatnòzz: catenaccio.
Quatrùgl: quadriglia, danza in più coppie di ballerini.
Quavaddìzz: cavalluccio.
Quavaddòn: cavallone, onda del mare in burrasca.
Quavòdd: cavallo.
Quazett: calzetta, calza, calzino.
Quaznètt: sottocalzoni del tempo che fu, con fettuccine alla caviglia.
Quazon: calzoni, pantalone.
Quazzet: 1) antica moneta di rame del valore di quattro soldi; 2) denaro in genere, ma di poco valore.
Què’iatajàt!: purchessia!, a patto che…
Quèj: quale?, di che sorta?, di che forma?.
Quen: cane.
Quenzequenz: conseguenza, ciò che deriva da un fatto precedente.
Quep: 1) capo della matassa e di qualsiasi cosa, bandolo; 2) anche detto per l’ultimo al gioco.
Quèr: 1) cuoio, le cuoia, cute (con riferimento alla pelle umana); 2) pelle per fare scarpe, borse e altro.
Ques: quasi, press’a poco, all’incirca.
Questr: questua, colletta, raccolta di denaro fra più persone a scopo benefico.
Quìjet: quieto, tranquillo, silenzioso, calmo, sereno.
Quìnjcìn: quindicina, scadenza quindicinale per i salariati, che, ogni quindici giorni, potevano tornare a casa per il riposo e cambio della biancheria.
Quinzè: pensare, opinare, ritenere, congetturare, su cose non certe e poi verificatesi false.
Quocch: cappio, nodo a fiocco.
Quoggh: 1) caglio; 2) quaglia (uccello).
Quolc: calcio, pedata.
Quond: quanto.
Quondr: càntero, vaso da notte cilindrico, che serviva per raccogliere le feci della famiglia.
Quonn: quando.
Quort: 1) quarto, parte, lato; 2) ira.
Quotr: quadro (sost. e aggettivo).
Quott: il numero quattro.



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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