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07/10/2012 19.24.52 - Articolo letto 3711 volte

Atti intimidatori nel metapontino, le reazioni

Scanzano Jonico - Piazza Ascalesi (foto internet) Scanzano Jonico - Piazza Ascalesi (foto internet)
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Da più parti condanna contro i fatti criminosi
Scanzano Jonico ADICONSUM: ATTI INTIMIDATORI A SCANZANO CONTRO LE FORZE DI POLIZIA E LA COMUNITA’
 
“Esprimiamo la nostra solidarietà a Cosimo Pozzessere, assistente capo della Digos, in servizio presso il Commissariato di Scanzano Ionico, e alla sua famiglia per il grave gesto intimidatorio perpetrato dalla malavita con l’incendio della sua autovettura parcheggiata  davanti al cancello di casa”.
 
“Sulla fascia Ionica si stanno moltiplicando attentati, incendi, intimidazioni contro gli imprenditori locali e questo episodio si inserisce a pieno titolo negli eventi malavitosi dell’ultimo periodo”.
 
“Oltre ad auspicare una rapida conclusione delle indagini, al fine di fare chiarezza sui precitati eventi criminali, condanniamo l’odiosa vicenda, che ha coinvolto un rappresentante delle forze dell’ordine, e ribadiamo la nostra vicinanza con quanti, per il bene comune, sono impegnati a difendere la legalità”.

Policoro (MT), la Chiesa contro la violenza.
 
“Dopo i noti fatti criminosi di questi giorni, la Chiesa ha il dovere di perdonare, ma non nascondere la verità: ribadiamo, in maniera chiara ed inequivocabile, questa è la nostra posizione cattolica cristiana, e come in più occasioni viene sottolineato dalla dottrina cattolica, la condanna contro ogni forma di delinquenza sia privata che organizzata, sia essa definita mafia, ‘ndrangheta o camorra. Lo ribadiamo forte e chiaro senza paura, e senza nessun timore, essendo a capo della Chiesa policorese ed in un territorio certamente non da definire ‘ad alta densità mafiosa”.
E’ quanto fanno sapere don Antonio Mauri, don Salvatore De Pizzo e don Nicola Modarelli, rispettivamente parroci di Policoro (MT) della Chiesa Madre Maria SS. del Ponte, del Buon Pastore e di San Francesco .
“Il perdono di Dio è sempre possibile, ma non facile. Esso deve essere il risultato di un pentimento sincero, profondo, soprattutto intimo; la scelta di una conversione irreversibile.  Che può essere anche la  scelta dell’uomo di ‘ndrangheta; del più cattivo, del più violento o disumano tra i delinquenti. Non stiamo parlando di un traguardo facilmente raggiungibile. Altro aspetto – affermano i parroci -, sono le responsabilità sociali, nei quali è la giustizia intesa nel significato più alto del termine, a considerare e prevedere comprensione, indulgenza o severa ed assoluta condanna. Il nostro invito amorevolmente è rivolto a duri e spietati uomini di malaffare; la nostra implorazione a riconoscere, per sempre, la giusta ed unica via della fede e dell’amore cristiano verso il prossimo, verso tutti, verso la società, nella quale nessuno può e deve essere considerato nemico, o peggio, definitivamente perduto rispetto ai valori che l’uomo ha posto alla base della sua esistenza terrena. Il perdono, anche nei confronti di uno spietato ‘ndranghetista – continuano congiuntamente don Antonio, don Salvatore e don Nicola - non rappresenta una resa della Chiesa, ma l’esaltazione della sua forza rispetto ad un ‘potere’ effimero e precario. Sono parole scaturite  da un cuore che porta dentro di sé la cultura dell’amore ed il perseverare di una speranza sempre fervida dell’uomo che nel suo animo è sempre portatore di bene e non di male. La pace, il perdono, il pentimento, la conversione. Perdonare non significa condividere il peccato. Quanto piuttosto esaltare quei valori di fede che sono alla base della dottrina della Chiesa e i valori sociali che rappresentano il fondamento del nostro essere comunità, Stato, società. La chiesa, non lo dimentichiamo, ha pagato prezzi altissimi nella battaglia contro ogni tipo di organizzazione criminale, sacrificando la vita di sacerdoti che hanno fatto del loro magistero spirituale l’arma con quale hanno combattuto in prima linea ed a viso aperto le ingiustizie, le sopraffazioni, i soprusi, le prepotenze, le violenze di uomini senza scrupoli, contro i quali la Chiesa – concludono i parroci - non ha mai puntato strumenti di offesa, ma esempi concreti di amore verso il prossimo, solidarietà, salvaguardia dei più deboli, dei più indifesi, spesso dei più giovani, per accogliere l’uomo attraverso la testimonianza dell’amore di Cristo che ha donato se stesso per salvare gli uomini”.

UGL Basilicata
“A nome della segreteria regionale dell’UGL Basilicata Polizia di Stato, ma anche a titolo personale, per l’amicizia e la stima che nutro nei confronti di Cosimo Pozzessere, poliziotto vittima del vile attentato incendiario perpetrato ai suoi danni da ignoti, che, nella notte di ieri, hanno dato fuoco alla sua auto, esprimo all’agente di polizia, alla sua famiglia ed a tutto il Commissariato di Scanzano Ionico (MT), la più sentita solidarietà unitamente ai più convinti sentimenti di sdegno e preoccupazione che sento di condividere anche con l’intera città di Policoro”.
E’ quanto dichiara il segretario regionale della federazione lucana UGL della Polizia di Stato, Francesco Pisano per il quale, “il grave gesto compiuto nei confronti dell’assistente capo di p.g., in servizio presso il locale Commissariato di Scanzano, da tutti apprezzato e conosciuto come poliziotto di grande professionalità, sempre integerrimo e corretto nello svolgimento della sua funzione – dice Pisano – mi auguro non servirà ai suoi meschini autori a raggiungere l’intento di scoraggiare ed intimorire quanti, come lui, quotidianamente, operano sul territorio, con determinazione e senza paura, nell’espletamento dei loro importanti compiti di polizia giudiziaria o nell’attività di contrasto alla criminalità locale”.
Per il segretario regionale dell’UGL Basilicata, Giovanni Tancredi, “questo ignobile atto, purtroppo, s’inserisce e si aggiunge a quel quadro di intimidazioni che finiscono per colpire e danneggiare non solo le persone destinatarie degli stessi, ma l’intera comunità, e di cui mi auguro vengano al più presto individuati e puniti i responsabili. L’incendio sviluppatosi a Pisticci (MT) che ha interessato un’azienda agricola; l’incendio avvenuto a Tursi (MT), in danno di un’azienda per deposito e lavorazione della frutta; Davide Pascale, 35enne di Policoro (MT), sposato e padre di due bambini, sparato da un uomo e miracolosamente scampato alla morte, sono soprattutto obiettivi di aprire una nuova stagione di terrore nel nostro territorio. Per l’UGL Basilicata – prosegue Tancredi -  la capacità di fare investigazione fa la differenza in momenti come quello che stiamo vivendo e dunque è un errore pensare che sulle risorse delle forze di polizia si possa fare soltanto una questione ragionieristica.   Per questo pensiamo che il Governo abbia il dovere di sostenere e rafforzare urgentemente il nostro sistema investigativo, per garantire giustizia tempestiva e impedire che qualunque consorteria, mafiosa o terroristica che fosse, possa raggiungere il suo obiettivo eversivo. Gli episodi dimostrano come nei nostri paesi della Basilicata, sia pericoloso svolgere il proprio lavoro con onestà e rettitudine specie per coloro che  devono tutelare e far rispettare la legge. Rivolgendoci a tutte le forze di Polizia – concludono Tancredi e Pisano – la UGL Basilicata che rappresentiamo vi è  grata per il vostro impegno e vi incoraggia a non indietreggiare davanti a questi episodi, ma auspica che da esso cresca in voi  la consapevolezza di star lavorando bene e con  incisività al servizio della cittadinanza lucana”.

 



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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