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24/11/2012 15.49.20 - Articolo letto 3626 volte

La Dop majatica si tinge di giallo

Olio Olio
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Da un’interrogazione parlamentare si “scopre” che l’istanza per la denominazione è stata “archiviata perché non più conforme alle normative vigenti”. Per il tecnico incaricato dal Consorzio non è così. A quando la parola fine sul marchio?
di ANTONIO GRASSO
Stigliano L’iter per l’ottenimento della Dop (Denominazione di origine protetta ndr) per l’olio extravergine di oliva maiatica si tinge letteralmente di giallo. Perché, stando ad un’interrogazione a risposta, presentata in Commissione dall’onorevole Giovanni Burtone (Pd), di istanze per la registrazione delle denominazione di origine protetta risulterebbero essercene in itinere presso il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. O meglio, l’unica istanza in tal senso – secondo quanto riferito dal sottosegretario di Stato, Franco Braga – risale al 7 novembre del 2008. A presentarla il Consorzio di produttori dell’olio extravergine di oliva majatica. Ma, un anno dopo, alla richiesta di documentazione integrativa inoltrata nell’ottobre del 2009 allo stesso sodalizio promotore (costituitosi nel 2006, con sede a Stigliano) e – congiuntamente alla Regione Basilicata – sarebbe arrivata al Ministero, come unica risposta, una richiesta di dilazione dei tempi. Questo succedeva nel febbraio 2010. E da allora null’altro. Se non l’archiviazione dell’istanza avanzata per l’ottenimento del marchio nel 2008 “perché non più conforme ai criteri stabiliti dalla normativa vigente”.A sentire, però, l’incaricato dal Consorzio a seguire il procedimento (che, poi, è lo stesso che ha già curato la Dop Vulture) le cose non stanno affatto così. “Non è vero che l’istanza è stata archiviata – contrattacca l’agronomo Donato Semeraro – Come non è vero che è cambiata la normativa in quanto la normativa di riferimento è sempre il Regolamento (CE) 510/2006 ed il Decreto Ministeriale n. 5442 del 2007. Vero è, invece, che la procedura è sempre più complessa – prosegue Semeraro – per cui, tra l’altro, bisogna dimostrare che il termine per cui si chiede il marchio è presente da almeno 25 anni sul mercato e dimostrare le produzioni di olive e olio negli ultimi 25 anni per tutti i comuni (Accettura, Aliano, Calciano, Cirigliano, Craco, Ferrandina, Gallicchio, Garaguso, Gorgoglione, Oliveto Lucano, Salandra, San Mauro Forte, Stigliano, Missanello e Sant’Arcangelo ndr) dell’areale in cui è annoverata la majatica. Nella fattispecie, questo era l’unico termine presente storicamente su fatture, etichette, bolle di accompagnamento che poteva essere utilizzato come termine che unisce il territorio di riferimento. Per cui, trovato il termine che univa i 15 comuni interessati è subentrato il problema del Regolamento 1898/2006 che – fa sapere il tecnico - all’articolo 3 prevede che ‘non possono essere registrate denominazioni omonime di nomi di varietà vegetali”. E la majatica è anche l’appellativo con cui è conosciuta la stessa varietà. “Noi abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a sostenere che l’articolo 3 vale per varietà coltivate in diverse Regioni (come – ad esempio - l’ogliarola, il leccino, la coratina). La majatica, invece, è coltivata - in termini produttivi - solo in una zona ristretta, nei 15 comuni individuati per la Dop e in nessuna altra parte della terra”. Sennonché, per superare la questione il Gal “LE MACINE” ha affidato ad un organismo “terzo” (il Centro di Ricerche per l’olivicoltura e l’industria olearia CRA-OLI di Rende) la redazione di una monografia specifica sulla cultivar. “Di tutta questa vicenda – conclude Semeraro - la Regione Basilicata, cui spetta di esprimere pareri relativi alla coerenza della richiesta di registrazione con la politica agricola regionale, è stata sempre informata ed ha sempre espresso pareri positivi. La norma affida solo ai produttori della filiera, riuniti in associazione, la possibilità di avanzare istanza di riconoscimento della Dop, come per il caso di specie. Completata la prima fase dell’istruttoria, la procedura prevede una riunione di pubblico accertamento, con la presenza di funzionari del Ministero e della Regione, alla quale tutti (operatori ed istituzioni ) saranno invitati, potranno dire la loro e solo dopo la riunione di pubblico accertamento la documentazione relativa al riconoscimento sarà inviata - dal Ministero - alla Commissione Europea”. Ergo, non resta che attendere. E capire, soprattutto, se e quando si potrà mettere la parola fine sul marchio. Verosimilmente non entro il 2013, come lasciato intendere solo pochi mesi fa in occasione dell’ultima edizione del Premio Olivarum.     
 



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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