Si tratta di una fiaba tradizionale africana, interpretata da 13 piccoli artisti del Koinonia Children Team del Kivuli Centre di Nairobi, che si esibiscono non solo attraverso la dimensione fisica acrobatica, ma anche e soprattutto come artisti a tutto tondo, capaci di interpretare, mettere in scena, ricordare e drammatizzare. Il koinonia Children Team, composto da 13 artisti di età compresa tra i sette e i sedici anni, guidato da Padre Kizito e da Job Kihiko, loro direttore artistico, ha dato vita allo spettacolo il cui scopo, oltre che divertire è quello di promuovere l’incontro e lo scambio tra le persone e le diverse culture, offrendo spunti di riflessione sull’importanza della ragione e dell’esperienza delle persone più anziane e sul valore dell’acqua, la vera protagonista di questa fiaba. Non artisti qualunque, ma bambini che rappresentano in modo evidente il significato profondo dell’infanzia come valore da difendere e da trasmettere.
Kivuli è un centro sociale alla periferia di Nairobi nato per accogliere i bambini di strada, oggi importante punto di riferimento per tutte le persone povere della zona.
La parola Kivuli vuol dire rifugio, e per i bambini non è solo un luogo di accoglienza, ma rappresenta la possibilità concreta di costruirsi un futuro. Kivuli, oggi, ospita in forma residenziale 60 bambini e cura la crescita e l’educazione di altri 70 che vivono, con le loro famiglie, nei quartieri circostanti. Il Centro è diretto dalle donne e dagli uomini della Comunità di Koinonia, con la presenza del missionario comboniano Renato Kizito Sesana ed è sostenuto da Amani, organizzazione non governativa riconosciuta dal Ministero degli Affari Ester, impegnata in progetti rivolti a ex bambini di strada in Kenya e in Zambia. Ricordiamo che Amani, d’intesa con l’associazione Energheia, promuove da oltre dieci anni il premio Energheia Africa Teller, rivolta ai giovani scrittori del continente africano, con la pubblicazione delle antologie comprendenti i racconti finalisti nelle diverse lingue (francese, inglese e italiano).
La storia interpretata dai ragazzi è animata dai tipici animali della savana e racconta di come il leone, dopo aver sconfitto in duello, una perfida iena, decide di fare una festa e chiede agli animali di portare del cibo, legna per accendere il fuoco, pentole e pentoloni. Tutto sembra pronto per l’inizio della cerimonia, ma c’è qualcosa che non va: manca l’acqua per cucinare le pietanze. Allora gli animali si precipitano al fiume per raccogliere la preziosa acqua ma, uno alla volta fuggono via terrorizzati perché una diabolica creatura si aggira tra le canne del fiume, spaventando gli animali con lugubri lamenti.
Il leone, spazientito dalla paura mostrata dagli altri animali, decide di avvicinarsi al fiume, ma anche lui è costretto a una fuga vergognosa. Mentre tutti gli animali giacciono in lacrime disperati, arriva un vecchio gallo che grazie alla sua intelligenza ed esperienza, risolve la situazione, conquistando l’acqua. Così gli animali della savana, lo eleggono nuovo Re degli animali, sostituendo al leone, rappresentante la forza bruta e distruttrice, quella del gallo che interpreta la forza della ragione e dell’esperienza.
In Simba ba Mende, c’è il tradizionale lieto fine, ma il tesoro conquistato dall’eroe non è fatto di oro o di argento, bensì di un valore ben più prezioso: l’acqua, sottolineando l’importanza della ragione, il valore del gruppo e l’esperienza delle persone più anziane.