È un grido di allarme per salvare i quartieri storici di Matera quello lanciato dal giornalista Pasquale Doria nel suo ultimo libro. “Ritorno alla città laboratorio”, questo il titolo del libro, è un auspicio a salvare quel “manuale di urbanistica a cielo aperto” che sono i quartieri storici di Matera costruiti negli anni ‘50, all’indomani del risanamento degli antichi rioni Sassi. Edito da Antezza, il libro di Doria è stato presentato ieri nel complesso delle Monacelle di Matera alla presenza, tra gli altri, del professor Armando Sichenze, ordinario di Composizione architettonica e urbana dell'Università degli studi della Basilicata, del Sindaco di Matera, Salvatore Adduce e dell’assessore comunale al Bilancio, Rocco Rivelli. Provare a capire cosa è accaduto a mezzo secolo di distanza dall’edificazione di quei quartieri è lo scopo della pubblicazione. “In quale misura quei progetti riformatori si sono combinati tra loro rispetto alle attese delle comunità interessate, in fondo, rimane ancora terreno da indagare” sostiene Doria. “Rimane distante pure lo sguardo di chi, a torto, ai giorni nostri ancora ritiene che quella sia stata solo una pagina di storia intensa e importante, ma niente di più. E la riproposizione temperata di antiche esclusioni, un sottile esercizio che finisce per sommarsi ai vecchi tentativi di discriminazione attuati prima nei Sassi e dopo nei nuovi quartieri. Non è finita. Oggi, al di là di analisi sofisticate, sì può affermare che a causa di un colpevole stato di abbandono, di una mancata manutenzione attiva nei quartieri della riforma, è gioco forza prendere atto di una volontà di segno negativo mai venuta meno, ovvero mantenere quell’esperienza così radicale in uno stato di perenne periferia, nonostante le ultime oscene colate di cemento siano ormai sul punto di soffocare, quasi fagocitare questi esempi di buona e diffusa qualità urbana”. Anche perché prima di questi interventi fu data una pessima prova del modo di progettare la città. Gli episodi rivelatori, per la precisione due, riguardano parte dei rioni Cappuccini e Piccianello: edificazioni dì una pochezza da brivido. “Tanto che” continua Doria, “se solo si presentassero le condizioni, nessuno si opporrebbe alla rottamazione di quel desolante dedalo di strade e alloggi che la comunità subì sicuramente in termini più pesanti rispetto all’esodo nei nuovi rioni del risanamento”. Polemiche a parte, tra luci ed ombre, i quartieri materani del dopoguerra svolsero anche il compito di speciale scuola di formazione. Insegnarono ad una generazione d manovali e muratori come si costruiscono le case. “Fatto positivo” sottoline l’autore “che, però, è lentamente degradato fino a diventare altro. Quando la pressione sanguigna è salita, molti hanno dì colpo cambiato volto. Sono diventati imprenditori edili e i loro sguardi, hanno assunto il colorito dell’iperteso. Insomma, il sangue è andato alla testa, fino ad incontrare serie difficoltà nella selezione di una classe dirigente con la mente e le mani libere. La trasversalità dei palazzinari è diventata a tratti egemone e in più occasioni ha condizionato pesantemente il destino politico della città piegandolo cinicamente agli interessi della speculazione edilizia”.
Giovanni Martemucci