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24/10/2013 18.11.24 - Articolo letto 3523 volte

SAN MAURO, IL “MISTERO” DEL DEPURATORE

Prese scollegate dall´impianto - depuratore San Mauro Forte (foto Antonio Grasso) Prese scollegate dall´impianto - depuratore San Mauro Forte (foto Antonio Grasso)
Vista aerea del depuratore di Sullano (foto Antonio Grasso) Vista aerea del depuratore di Sullano (foto Antonio Grasso)
L´ingresso del depuratore di San Mauro Forte (foto Antonio Grasso) L´ingresso del depuratore di San Mauro Forte (foto Antonio Grasso)
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Il funzionamento e la gestione dell’impianto di contrada Sullano lascia a dir poco a desiderare. Acque reflue torbide e una puzza che, spesso, arriva fino al centro abitato. Ieri ispezione dell’Arpab.
di ANTONIO GRASSO
San Mauro Forte Il depuratore che non c’è. O meglio, che c’è ma non depura come dovrebbe. Tanto che il suo funzionamento lascia molto a desiderare. Verificare per credere. L’impianto è quello di località Sullano, in agro di San Mauro Forte. La titolarità è del Comune (che dallo scorso mese di luglio usufruisce di un’autorizzazione provvisoria allo scarico concessa dall’Ufficio Tutela del territorio della Provincia di Matera, con determinazione n.1743 ndr), ma il servizio di gestione è – dal 2003 - in capo ad Acquedotto lucano spa (perfino visitando il sito internet della società risulta il comune di San Mauro Forte “totalmente servito ndr). Acquedotto lucano che a sua volta lo ha dato in subappalto a un’impresa del settore. La normativa vigente in materia (D. Legislativo n.152/2006 ndr) prevede che il titolare dello scarico è tenuto a istituire un registro di carico e scarico dei fanghi. Mentre Aql, in qualità di gestore del servizio, dovrebbe provvedere alla fornitura di tutti i dati tecnico-gestionali necessari alla compilazione della documentazione occorrente. In poche parole, una “procedura concertata”. Ma a giudicare la situazione reale più che di concerto ci sarebbe da parlare di sconcerto. Perché più di qualcosa, sicuramente, non va. Intanto, la prima cosa che balza all’occhio, nel sopralluogo effettuato sul posto, è lo scollegamento di alcune spine dal quadretto posizionato all’esterno dell’impianto (vedi foto a lato). Perché sono scollegate? Poi, recandosi nel luogo di ubicazione della struttura, si avverte un puzza nauseabonda che - in presenza di particolari correnti d’aria - arriva finanche ad alcune abitazioni del centro abitato, distanti – dallo stesso impianto - qualche centinaio di metri in linea d’aria. Non solo. Le acque reflue che finiscono in ultimo stadio nel corpo recettore di Fosso Sullano – affluente Misegna, appaiono a visto d’occhio, un tantino torbide e schiumose. Situazione questa che ha spinto, a seguito di diverse segnalazioni di cittadini, l’Amministrazione comunale – tramite l’assessore al ramo, Salvatore Savino – a chiedere (in data 15 ottobre 2013) allo stesso Acquedotto lucano un’urgente sopralluogo di verifica, “al fine – si legge nella nota - di garantire la salvaguardia della salute e della pubblica incolumità”. Anche perché più di un allevatore ha pure lamentato la morte di alcuni capi di bestiame abbeveratisi al torrente sottostante. Ma ad oggi la richiesta fatta ad Aql è rimasta lettera morta. Il sopralluogo richiesto (entro una settimana dall’invio della nota) non c’è stato. E mentre l’Acquedotto ha dato buca, non altrettanto ha fatto l’Arpab. Ieri, infatti, almeno l’Agenzia per la protezione dell’ambiente di Basilicata ha provveduto a inviare sul posto dei tecnici, al fine di prelevare alcuni campioni da analizzare in laboratorio. Nel giro di due settimane dovrebbero conoscersi gli esiti del campionamento. Intanto i cittadini, oltre a temere un possibile superamento dei parametri fissati per legge, si ritrovano a pagare in bolletta un servizio “fantasma”. Che verosimilmente è solo sulla carta. Eppure, al netto del paradosso, non ci sarebbe – poi – da stupirsi più di tanto. Fa un po’ specie ma è così. Il fatto che la rete fognaria e di depurazione della Basilicata sia fra le peggiori del Bel Paese è, infatti, questione arcinota. Anzi, acclarata. Già nel 2009, nel dossier “Mare Mostrum” redatto da Legambiente, la Basilicata si “guadagnava” un bel codice rosso, visto che la rete di depurazione regionale arrivava a coprire solo i due terzi (il 74% ndr) dell’intero territorio regionale. Risultato: Basilicata al quart’ultimo posto nella classifica delle regioni italiane per “capacità di servizi di depurazione e fognatura”. Non una novità, in fondo, dal momento che in una delibera di Giunta regionale (n. 669/2004) di qualche anno prima, circa la “Definizione dello stato conoscitivo dei corpi idrici per la redazione del piano regionale di tutela delle acque”,  la “stima” riferiva di soli 173 depuratori funzionanti su un totale di 241 esistenti. Parafrasando uno vecchio slogan coniato dall’Apt, per la promozione turistica del territorio, verrebbe da dire: “Basilicata, bella scoperta!”.


Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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