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24/02/2014 17.44.20 - Articolo letto 3681 volte

Elezioni. Paragone "storico" al tempo di Giustino Fortunato

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"un secolo fa, ad onta di condizioni sociali e organizzative di evidente difficoltà, agli elettori fosse garantito il diritto inalienabile di scegliere i candidati da eleggere in Parlamento"
Matera È sorprendente scoprire come il pensiero di uomini vissuti più di un secolo fa, abbia ancora oggi valore di grande attualità.
Uno tra questi, Giustino Fortunato, nato a Rionero in Vulture il 4 settembre 1848 da una famiglia di proprietari terrieri, frequentò i corsi della Facoltà di Giurisprudenza all’Università di Napoli, dove, conseguita la laurea, continuò i propri studi, frequentando le lezioni di Francesco De Sanctis.
Nel 1880, appena trentaduenne, fu eletto deputato al Parlamento Nazionale per il collegio di Melfi, rivestendo un ruolo di primissimo piano nelle vicende politiche del novello Stato unificato. Conservò il seggio parlamentare, senza soluzione di continuità fino al 1909, quando decise di non ricandidarsi e accettò la nomina a Senatore. Era sua convinzione, esternata durante la prima delle legislature tra i banchi del Parlamento, che gli schieramenti tradizionali, di Destra e di Sinistra, avessero di fatto esaurito la propria funzione con il raggiungimento degli obiettivi risorgimentali; l’impegno profuso dai padri fondatori avrebbe dovuto continuare nelle nuove leve parlamentari con il fine di dare vita ad un moderno stato democratico, caratterizzato dall’equità dei rapporti tra le classi e dalla effettiva partecipazione dei cittadini ai diritti garantiti per statuto.
In quest’ottica rientrò la legge del 30 giugno 1912, con la quale veniva sancita la nuova normativa elettorale che estendeva il suffragio a tutti i cittadini italiani di sesso maschile che avessero compiuto 30 anni o anche più giovani che avessero prestato servizio militare; furono riconfermate le circoscrizioni già precedentemente fissate in 508 e lo scrutinio nominale attuato  già dal 1891. La penalizzante condizione di analfabetismo in cui versava  oltre il cinquanta per cento dell’elettorato, non fu sufficiente ad impedire l’attuazione del principio del suffragio universale, riconoscendo la titolarità di elettorato anche ai maschi analfabeti.
Soltanto nel 1946, però, il suffragio divenne davvero universale con l’ammissione al voto delle donne.
Stridente è il paragone con i giorni nostri, caratterizzati da una base di votanti con elevato tasso di scolarizzazione a fronte di una legge elettorale (dichiarata incostituzionale dalla ‘Consulta’), contraddistinta da un evidente deficit di partecipazione democratica, non sanata nemmeno dai progetti di riforma segnati dal sospetto di sottrarre all’elettore una incondizionata libertà di scelta. Frutto di un parto troppo a lungo dilazionato, tale legge, riflette le riserve mentali di alcuni influenti esponenti dei partiti, i quali, in forza di questo strumento, garantirebbero  la possibilità di perpetuare il proprio potere, annullando candidature scomode e decidendo personalisticamente chi fare eleggere in parlamento. È auspicio condiviso che il Parlamento possa apportare le opportune modifiche, affinché non si configuri un orizzonte davvero mortificante per la democrazia.
Appare, in ogni caso, singolare che un secolo fa, ad onta di condizioni sociali e organizzative di evidente difficoltà, agli elettori fosse garantito il diritto inalienabile di scegliere i candidati da eleggere  in Parlamento.
Il politico di Rionero, a cavallo tra Ottocento e Novecento, si batté a favore del Suffragio Universale a tutela della rappresentanza di tutti gli ordini sociali; a conferma del suo spessore di politico, va evidenziato come già nel 1881 avesse osteggiato l’introduzione dello scrutinio di lista, che, nel sistema a collegio uninominale, avrebbe incrinato e compromesso il rapporto di fiducia tra elettore ed eletto, accrescendo, a suo dire, il potere delle clientele. La sua condotta politica, coerente nel tempo, lo portò a schierarsi sempre contro ogni tentativo autoritario.
Se oggi, Don Giustino (così lo chiamavano i suoi concittadini in segno di rispetto) fosse ancora in vita, probabilmente sarebbe divenuto vegetariano, promuovendo democraticamente l’astinenza dalla carne, in particolare da quella di “porcellum e derivati”.
 
Gianni Maragno



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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