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01/09/2014 11.15.50 - Articolo letto 2914 volte

Lo Sblocca Italia che non piace ai lucani

Estrazione petrolifera, trivellazioni Estrazione petrolifera, trivellazioni
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Ecco le reazioni. Note e critiche di esponenti politici e isituzionali
Basilicata BENEDETTO (CD): “SBLOCCA ENERGIA” DI RENZI UMILIA POPOLAZIONI LUCANE, CONSIGLIO REGIONALE STRAORDINARIO PER CONTROFFENSIVA
Nicola Benedetto, capogruppo Centro Democratico Consiglio Regionale
 
Il Governo Renzi con il cosiddetto “sblocca energia” umilia le popolazioni lucane pendendole in giro,  contrabbandando per atto di generosità l’elemosina della deroga al Patto di Stabilità per le royalties, solo per i prossimi tre anni ed esclusivamente per le risorse derivanti dalla parte di incremento dell’estrazione. E’ un provvedimento che, non può in alcun modo soddisfarci e va rispedito al mittente. Al Governatore Pittella non resta che prendere atto della profonda frattura consumata dal Governo Renzi nei confronti della Regione e delle comunità regionali e concordare con il Presidente Lacorazza la convocazione urgente di una seduta straordinaria del Consiglio Regionale per decidere la controffensiva politico-istituzionale. Al punto in cui siamo arrivati per il “ricatto” del Governo (producete più petrolio e vi liberiamo qualche milione del Patto di Stabilità, ma dimenticatevi del passato e quindi delle risorse congelate da anni) non ci possono essere più mezze misure o atteggiamenti ambigui. Come ho proposto da tempo, l’unico autentico e utile atto di coraggio da compiere è lo sforamento del Patto di Stabilità, in maniera e con gli strumenti autonomi di cui disponiamo. E’ la stessa operazione che il precedente Presidente De Filippo avrebbe voluto fare, con il nostro più convinto sostegno, nella scorsa legislatura e che è rimasta inattuata.  Aggrapparsi alla legge approvata di recente in Consiglio solo perché il Governo non l’ha ancora impugnata, ma ha tutto il tempo per farlo, come unica speranza   per rivendicare dal Governo misure di alleggerimento del Patto non porta alcun risultato. Mi aspetto del resto dal Governatore un atteggiamento coerente a quanto dichiarato negli incontri pubblici di quest’estate sull’intenzione di chiamare i cittadini alla mobilitazione popolare contro il Governo amico che sempre nello “sblocca energia” con  l’introduzione di un titolo concessorio unico, comprensivo delle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, ha avocato a sé ogni competenza e potere, anticipando l’attuazione della riforma del Titolo V in materia energetica e di fatto espropriandoci di ogni funzione persino di tutela ambientale.

“SBLOCCA ENERGIA”: CARMINE VACCARO (UIL), Renzi affama la Basilicata
Renzi affama la Basilicata perché con lo “sblocca energia” non dà l’unica risposta possibile alle richieste del Governatore, della Regione, dei sindacati e degli imprenditori: liberare dal Patto di Stabilità subito e tutte le royalties del petrolio. Queste risorse sono oggi le uniche in grado di fronteggiare un’emergenza sociale, produttiva, occupazionale e civile che è fotografata in troppi primati negativi della Basilicata: le condizioni di povertà delle famiglie, l’incremento della disoccupazione (specie giovanile e femminile) come riferisce oggi l’Istat, la sofferenza delle piccole e medie imprese, la fragilità di infrastrutture non solo viarie ma indispensabili alla qualità della vita dei cittadini. Anche per questo abbiamo chiesto – tutti insieme, Regione, sindacati, partiti – senza essere ascoltati di cambiare il meccanismo di erogazione della card carburante per privilegiare il welfare sociale prevedendo, tra l’altro, la trasformazione della card in buoni per la spesa alimentare di famiglie e pensionati con l’effetto di rilanciare i consumi nei piccoli negozi che rischiano di abbassare la saracinesca. Nelle scelte del provvedimento governativo cogliamo inoltre una profonda insensibilità sociale da parte di chi pure a parole aveva annunciato una rinnovata attenzione per gli ultimi, purtroppo limitata al bonus di 80 euro e non per tutti (l’esclusione dei pensionati pesa come gravissima ingiustizia). Un nuovo grido di disperazione, proprio oggi, viene da uno degli oltre 2600 capifamiglia costretti a vivere di mobilità in deroga senza riuscire a mettere in tavola un pasto quotidiano per la propria famiglia e per farsi ascoltare annuncia lo sciopero della fame. I nostri esponenti di governo nazionale, i parlamentari, i politici della regione non possono far finta di niente. Ci aspettiamo che dopo lo “sblocca energia” facciano sentire la loro voce e costruiscano con il sindacato, le associazioni di imprese una forte iniziativa per convincere Renzi a ritornare indietro nei suoi passi.  
Carmine Vaccaro, segretario regionale UIL

Bolognetti: allo “Sblocca Italia” toccherà contrapporre il “Blocca Renzi”
Di Maurizio Bolognetti, Segretario Radicali Lucani e Direzione Nazionale Radicali Italiani
Matteo Renzi, da buon Presidente del Consiglio-Podestà di un paese sempre più soffocato dall’antidemocrazia e dall’antistato di diritto, continua ad agitare il suo manganello ed utilizza il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” come grimaldello per spalancare le porte alla definitiva petrolizzazione della Basilicata infelix.
La politica lucana tutta - tranne le eccezioni che confermano la regola – abbozza e quasi fa l’inchino, ovviamente non negandosi quel minimo di gioco delle parti utile a gettare fumo negli occhi a cittadini intontiti da decenni di bufale e promesse a vuoto.
Tra specchietti per le allodole e perline distribuite a piene mani, a noi altri terroni lucani il Premier di questa nostra Repubblica delle Banane ha confermato una strategia che ho più volte paragonato al programma “Oil for Food”: più petrolio in cambio delle risorse necessarie alla sopravvivenza di una terra che è da tempo tra i fanalini di coda del paese in base a tutti gli indicatori socio-economici.
Peggio ancora, sua eccellenza Matteo Renzi utilizza la questione “Patto di stabilità” come arma di ricatto. Delle due l’una: o la risoluzione petrolifera votata dal Consiglio regionale lucano, volta a rompere i vincoli del “Patto di stabilità” e consentire quindi l’utilizzo delle royalties, è incostituzionale – e quindi il Governo è tenuto ad opporsi – o non lo è, e allora non si comprende davvero il perché del baratto in corso.
Di certo tutta la vicenda ci consegna l’istantanea di un paese dove le regole e le leggi sono carta straccia o vengono piegate all’interesse del più forte.
Lo Zelig di Firenze ha svenduto e sta svendendo l’Italia tutta alle petrolobby, raccontando panzane e promettendo decine di migliaia di posti di lavoro, che mai verranno creati dal settore petrolifero. Inevitabilmente, ascoltando i discorsi che Renzi rivolge al paese dal balcone della mediatica piazza Venezia, viene in mente l’inchiesta condotta negli anni ’70 dal Pretore Mario Almerighi.
Sta andando tutto come da copione, come avevo previsto qualche anno fa alla’alba dell’approvazione del cosiddetto decreto sulle liberalizzazioni e all’indomani dell’approvazione del Memorandum.
Il Premier sappia, però, che non assisteremo inermi al saccheggio della nostra terra e che continueremo ad opporci ad un progetto infame che rischia di regalarci morte e veleni.
Quanto al risparmio sulla bolletta energetica, siamo alla millanteria allo stato puro. Non risulta, infatti, che le compagnie che estraggono il greggio dalle viscere del sottosuolo italico pratichino una qualche forma di sconto sul greggio venduto e, soprattutto il formidabile, iperbolico e iperbarico Renzi commette l’errore di non calcolare i costi ambientali.
Un Governo saggio custodirebbe il greggio presente nel sottosuolo lucano e italiano come riserva strategica. Invece, Renzi e soci lo stanno usando per assecondare gli appetiti di Assomineraria e della Confindustria dei “Padroni del vapore” di ernestorossiana memoria.
Da un lato lo sbloccatutto renziano, che fa un sol boccone del diritto a non essere avvelenati, dall’altra il reiterato tentativo, che ancora una volta registriamo, da parte del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata di negare il diritto alla conoscenza di atti pubblici.
Allo “Sblocca Italia” contrapporremo il “Blocca Renzi”  

Nota di Marcello Pittella
La Basilicata gioca in queste ore una partita importante sul tema petrolio. Gioca la possibilità di vivere un nuovo protagonismo sulla scena nazionale ma soprattutto la possibilità di immaginare per sè un futuro di riscatto economico e sociale.
Comprendo per questo la grande attenzione mediatica riservata al decreto Sblocca Italia approvato nel Consiglio dei Ministri di ieri, nella parte che riguarda lo "Sblocca energia" e il riferimento esplicito alla nostra regione. Comprendo la preoccupazione e la tensione dell'intero popolo lucano, pari a quelle sentite dai rappresentanti istituzionali, me in testa.
Ma sulla questione voglio essere ulteriormente chiaro.
Ho avuto un'interlocuzione serrata nel pre Consiglio dei ministri di ieri con esponenti del governo centrale, ho ribadito posizioni nette, contrarietà rispetto ad alcune anticipazioni emerse dalla bozza del decreto. Non ho mollato la presa e non lo farò nelle prossime ore, quando il quadro sarà meglio delineato. Non farò sconti, non indietreggerò di un passo restando fermo su posizioni ormai chiare e note. Chiedo però, fin da subito, e a tutti, di mantenere compostezza, di non piegarsi su analisi frettolose ed irresponsabili. Le prossime saranno ore decisive e complesse, solo equilibrio di giudizio e fermezza di posizioni renderanno più comprensibile a tutti il da farsi.
Non c'è nulla che va dato per scontato, non prima di aver letto nel dettaglio il testo del decreto. Solo dopo presenteremo le nostre repliche e proposte e capiremo con quali armi dover combattere, se necessario, la nostra battaglia. Lì dove, la comunità lucana mi vedrà, questo è certo, al suo fianco.

Confapi Matera: Indiscrezioni sul decreto Sblocca Italia: non cediamo al “ricatto” del Governo alla Basilicata
 
La Basilicata non può accettare il “ricatto” del Governo sulle royalties del petrolio e il Patto di Stabilità.
 
Per Enzo Acito, presidente di Confapi Matera, quello che trapela dalle indiscrezioni sul decreto Sblocca Italia è un trucco messo a punto dal Governo Renzi che disattende le promesse fatte, delude le aspettative dei lucani ma, soprattutto, umilia la Basilicata con un “ricatto” degno della peggiore politica.
 
In pratica – commenta Acito – Renzi svincola le royalties dal Patto di Stabilità solo se estraiamo più petrolio e solo sulle nuove estrazioni dei prossimi 3 anni, cioè sulla parte incrementale, dimenticando il contributo dato dalla Basilicata al fabbisogno energetico nazionale e calpestando la dignità di tutti i lucani.
 
Per il presidente di Confapi Matera il Governo vorrebbe barattare lo sviluppo della Regione con un consistente aumento delle estrazioni petrolifere. Ma qual è lo sviluppo ipotizzato da Renzi? Lo scempio di un territorio che ha deciso di perseguire una crescita ecosostenibile, con un equilibrio tra la piccola e media industria, il turismo, l’ambiente e la cultura? Perché questo significa la scelta lucana di non autorizzare nuove estrazioni petrolifere. L’allentamento dei vincoli del Patto di Stabilità però è necessario per non morire. Di qui il “ricatto” governativo alla Basilicata.
 
Devono essere i lucani e le istituzioni lucane a decidere le linee strategiche di sviluppo, soprattutto alla vigilia della nuova programmazione 2014-2020, non il Governo Renzi che vuole trasformare il nostro territorio in una groviera.
 
La proposta della Regione, quindi la legge regionale sulle royalties, va nella giusta direzione. Ma il Governo la ha abilmente vanificata. La soluzione – per Confapi Matera – resta lo sforamento tout court del Patto di Stabilità Interno.
 
Sciogliere dai vincoli del Patto le royalties del petrolio avrebbe liberato notevoli risorse finanziarie che, pur essendo disponibili nelle casse della Regione, non possono essere spese per un meccanismo assurdo imposto dall’Unione Europea.
 
Il Governo ha finto di trattare con la Basilicata e ha condizionato il placet alla richiesta lucana alle future e maggiori estrazioni. Qual è la strategia di Renzi per la Basilicata? Se le indiscrezioni fossero confermate, sarebbe la sottomissione totale in nome di un nuovo centralismo ottuso.
 
Acito rivolge un appello alla classe politica dirigente della Regione affinché, nonostante l’affinità politica con il Governo renziano, dimostri quanto vale l'interessere del Territorio rispetto alla conservazione degli equilibri interni del partito di maggioranza e l'asservimento alle politiche del Governo.


Il presidente della Provincia di Matera sullo “Sblocca Energia”
 
Matera, 31 agosto 2014 – “Tenere fuori le royalties del petrolio dal Patto di stabilità è una necessità, nessuno avrebbe mai pensato all’ignobile ipoteca sul futuro dei lucani partorita dal governo Renzi.”
Il presidente Franco Stella è indignato e, soprattutto, preoccupato per quanto sembra definire lo Sblocca Energia: “In base alle notizie trapelate fino a questo momento non sembrano esserci grossi margine di errore: le risorse che in due decenni non hanno portato reali benefici alla Basilicata diventeranno materia dello Stato. Il percorso della Riforma del Titolo V è avviato e occorre che le istituzioni facciano fronte comune per riportare in capo a questo territorio la prerogativa di decidere del proprio futuro.”
“È evidente che la situazione internazionale impone un ripensamento della politica energetica nazionale e un rafforzamento del principio di autonomia dell’Italia, ma in ogni paese democratico – sottolinea Stella – il progresso si costruisce con il dialogo non attraverso l’imposizione di decisioni calate dell’alto. Il rischio di una politica autoreferenziale incapace di costruire scelte condivise è altissimo. Questa è una regione che ha dato tanto e sta dando tanto, il rispetto e la responsabilità nei confronti dei cittadini, della loro salute, della loro dignità devono rappresentare il vincolo all’attuazione di qualsiasi decisione governativa che, lo ribadisco, non può prescindere da una condivisione con il territorio. Non vogliamo avviare una campagna mediatica denigratoria, ma è nostro dovere morale e istituzionale mantenere alta l’attenzione su temi di vitale importanza per lo sviluppo di tutta la Basilicata.”
Come è stato già evidenziato in queste ore il problema rimane la governance della questione, “occorre definire strategie attive e non passive, tenere lontane sterili polemiche, interne ed esterne, certo, ma dobbiamo anche essere in grado di abbandonare logiche partitiche che sacrificano gli interessi dei propri territori. Perché la nostra regione ha il petrolio e l’agenda del cosa fare dobbiamo dettarla noi.”

Nota di Cosimo Latronico
“La Basilicata ha bisogno di atti e decisioni concrete. Il suo potenziale energetico e' già una risorsa che da più di un decennio utilizza il Paese per i suoi fabbisogni energetici. Si tratta di dare corso alle previsioni legislative ed agli atti di programmazione già esistenti”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (FI), componente della Commissione Bilancio della Camera. “L'art 16 del dl liberalizzazione le compendiava tutte fissando un principio cardine e nuovo nella legislazione:  che una quota delle risorse fiscali ricavate dal petrolio lucano andasse  destinato ad un fondo permanente per lo sviluppo della Basilicata.  E lo stesso memorandum sottoscritto  dal governo Berlusconi e dalla Regione che contemplava misure sistematiche e di largo spettro per sostenere le esigenze di tutela ambientale e di sviluppo produttivo ed infrastrutturale della regione.  A quegli impegni bisogna che Renzi dia corso, il resto sono giochi di prestigio, come quello di cancellare la carta carburante , o di allentare il patto di stabilità unicamente per le risorse connesse agli incrementi di produzione petrolifera. Se fosse solo queste le norme incluse nel decreto ‘sblocca Italia’, si tratterebbe di un raggiro intollerabile da parte dei lucani che hanno dato tanto ed ottenuto poco in termini di sviluppo e di natura ambientale. In Parlamento non mancherà su questo tema la battaglia del gruppo parlamentare di Forza Italia per difendere gli interessi dei lucani”.

SBLOCCA ENERGIA: CIA, GLI AGRICOLTORI NON RESTANO A GUARDARE
Nella “partita decisiva” per la Basilicata, come la definisce il Governatore Pittella, il mondo agricolo non sta certamente alla finestra a guardare le mosse del Governo Renzi: è quanto afferma Antonio Nisi, presidente regionale della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata.
Siamo fortemente preoccupati – aggiunge – essenzialmente per due ordini di motivi: le compensazioni per l’attività estrattiva sono ancora impercettibili mentre su di esse puntiamo per rafforzare il sistema agro-alimentare lucano; la scelta del Governo di avocare a se ogni atto decisionale per le nuove ricerche ed estrazioni rappresenta un duro colpo d’immagine per le nostre produzioni di qualità. Lo abbiamo sostenuto negli incontri al Mise insieme alla delegazione di associazioni imprenditoriali e in Regione:  l’agricoltura – dice Nisi – ha già pagato, specie in Val d’Agri e nel Sauro, un prezzo altissimo alle trivelle, proprio in comprensori che producono prodotti igp, dop, vale a dire di riconosciuta eccellenza. Le royalties del petrolio pertanto devono essere utilizzate per compensare il sacrificio degli imprenditori agricoli-zootecnici e per contribuire a realizzare la rete di trasformazione, commercializzazione e promozione del “mangiare sano mangiare lucano”. Anche per questo abbiamo sostenuto (e continueremo a farlo) la posizione del Presidente Pittella perché la Cia ha sempre considerato le royalties del petrolio un’opportunità, forse l’ultima che abbiamo insieme al nuovo Psr 2014-2020, per finanziare interventi per la tutela del territorio,  a partire dal Metapontino duramente colpito da ripetuti eventi alluvionali, e da destinare ad altre aree rurali della regione, utilizzando  il fondo “bonus carburante” per le emergenze da sottrarre al computo del Patto di stabilità, così come vanno sottratte al patto di stabilità le royalty petrolifere nel loro complesso e da affidare alla potestà esclusiva dell’ente regionale. Per noi – continua il presidente della Cia – è necessario  sfatare un luogo comune «inutile e sbagliato» sul dualismo tra cibo ed energia che tradotto vuol dire petrolio contro agricoltura. Si tratta di produrre cibo ed energia in modo sostenibile, come occasione di sviluppo per le imprese agricole e per l'intera società. Biomasse e biogas insieme hanno i numeri e il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale – evidenzia - ma rappresentano anche un'opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole, in grado di far crescere il Pil del settore di almeno 5 punti. E, soprattutto, puntare sulle agroenergie vorrebbe dire abbassare i costi della bolletta energetica e dei carburanti e ridurre le emissioni di anidride carbonica:  i costi energetici incidono tra l’8 e il 12 per cento sui costi complessivi di un’azienda agricola, a cui va aggiunta una quota tra il 6 e il 10 per cento per i carburanti.  Di qui la proposta della Cia della Basilicata di esonerare le imprese agricole che finalizzano la produzione di energia verde per autoconsumo, attraverso la definizione del Piano regionale di agroenergia secondo la semplice proposta da attuare di un mini-impianto solare e/o di un mini-impianto eolico in ogni azienda. Anche piccoli impianti a biomasse legnose e gassose e di geotermia sono facilmente realizzabili nelle aree rurali e al servizio primario dell’approvvigionamento energetico delle imprese agricole-zootecniche. Per questo il Piano regionale deve puntare a favorire iniziative con produzione elettrica di media dimensione diffuse e non invasive del paesaggio e dell’ambiente, di autoconsumo e per compensazione/scambio dei fabbisogno energetici delle stesse aziende. L’obiettivo centrale per la Cia della Basilicata è l’istituzione del Distretto regionale agroenergetico. E’ questo un modo per rendere competitive e a maggiore redditività il sistema delle Pmi, specie quelle agricole. 


Petrolio, Ugl: Lucani sempre più sfruttati.
“L’Ugl si aspetta dal Governatore della Basilicata, Marcello Pittella, un atteggiamento coerente a quanto dichiarato negli incontri pubblici di quest’estate sull’intenzione di chiamare i cittadini alla mobilitazione popolare contro il Governo ‘suo amico’ che sempre nello ‘sblocca energia’ con l’introduzione di un titolo concessorio unico, comprensivo delle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, ha avocato a sé ogni competenza e potere, anticipando l’attuazione della riforma del Titolo V della Costituzione. Ai Lucani sia chiaro: con il Memorandum e il decreto ‘Sblocca Italia’ vogliono trasformare la Basilicata nella ‘Libia d’Italia. Ma la domanda è sempre quella: chi mai sognerebbe di ‘petrolizzare’ la Toscana come la Basilicata?”.
Lo denunciano i segretari regionali dell’Ugl Basilicata, Giovanni Tancredi e Pino Giordano per i quali, “l’Ugl Basilicata dice ancora NO a scelte imposte dall’alto. Con un vero e proprio scellerato atto criminale dei nostri senatori che hanno votato favorevolmente in Senato, hanno probabilmente dimenticato che la Basilicata rappresenta per i lucani valori identitari prim’ancora che straordinarie risorse ambientali e di importanti strumenti per la valorizzazione della nostra economia. Il Governo Renzi con il cosiddetto ‘sblocca energia’ umilia le popolazioni lucane pendendole in giro, contrabbandando per atto di generosità l’elemosina della deroga al Patto di Stabilità per le royalties, solo per i prossimi tre anni ed esclusivamente per le risorse derivanti dalla parte di incremento dell’estrazione. Renzi sta’ applicando una politica gentile ricattandoci, promettendo maggiori risorse che dovrebbero aiutare lo sviluppo della nostra Regione ma a condizione di sacrificare i lucani sempre di più nel mentre la Regione muore. Nessun giovamento ha portato il petrolio in vent'anni di estrazioni e né tanto meno ci illudano nel far credere che potrà farlo nei prossimi venti.
Caro Pittella, cari amici che avete avvallato le scelte sul memorandum, sappiate che al popolo lucano state mentono sapendo di mentire, prendendolo in giro, chiedendo anche di essere contenti.
Quale sviluppo, quale benessere? Quali posti di lavoro? Per gli altri forse, ma non per i Lucani! Diciamo basta, non è pensabile che - concludono i segretari Ugl, Tancredi e Giordano – si possa ulteriormente gravare la nostra terra di un peso che non può e non deve sostenere avendo già pagato un tributo decisivo allo sviluppo dell’intera economia nazionale”.


I LUCANI ESISTONO - Nota di Donato Ramunno, dirigente nazionale Fratelli d'Italia - AN

"La misura è stracolma. La Basilicata non può più accettare supinamente le scelte di un governo scellerato e del suo reggente Matteo Renzi.
Aumento delle estrazioni, la cui decisione è ad esclusivo appannaggio di Renzi, scorporo dal patto di stabilità solo delle royalties rinvenenti dalla maggiorazione delle estrazioni e per finire, per quanto sia una elemosina e una scelta che non condividiamo nel modo e nel merito, soppressione della Card carburanti. Questo nella sostanza è quanto contenuto nel decreto sblocca Italia, varato in un giorno di fine agosto, tra un gelato e una barzelletta, specchio di una Italia vinta dalla decadenza.
Una vera e propria rapina di stato, oltre ad essere un sopruso e una sopraffazione.
La Basilicata questa volta non può accettare inerme ed immobile queste decisioni che penalizzano fortemente la nostra terra e che la umiliano. Non invoco rivolte o sommosse popolari, quelle ancora no. Invoco che la politica, quella che conta, quella che si aggira nei palazzi romani, svolga il suo ruolo. La politica ha un senso nella misura in cui riesce a produrre benessere diffuso. La politica ha un senso se riesce a tutelare gli interessi della terra e del popolo che rappresenta. Al contrario è politica per la politica; è qualcosa che rappresenta solo se stessa, tutelando interessi particolari: quelli di chi ne fa parte attivamente, producendo benessere per pochi eletti.
È arrivato il giorno in cui dalle belle parole bisogna passare ai fatti. Siamo di fronte ad un processo che non è più reversibile. L'onorevole Speranza, è capogruppo del PD alla camera dei deputati. Vito De Filippo è viceministro, insieme a Bubbico. E poi Gianni Pittella a Bruxelles e gli altri tanti parlamentari lucani di ogni colore. È arrivato il giorno di dimostrare ai lucani quello che valete, il vostro peso politico, la vostra volontà e determinazione.
Noi di Fratelli d'Italia siamo stato lungimiranti. Purtroppo avevamo previsto tutto e ci siamo subito attivati, concretizzando le nostre idee sul petrolio in una proposta di legge presentata al governo regionale.
Siamo scesi nelle piazze, per sensibilizzare le coscienze dei lucani e raccogliere le loro sottoscrizioni per dare forza alle nostre idee, tra le quali quella di impedire nuove estrazioni per i prossimi dieci anni e di innalzare le royalties al 25%.
Ora tocca ai politici dell'altra parte dimostrare come vogliono tutelare la nostra regione.
Il nostro Rocco Papaleo dice la "Basilicata esiste". È vero esiste. Se ne è accorto pure Matteo Renzi. Esiste eccome, pure col suo petrolio.
Per questo noi invece rispondiamo a Matteo Renzi e Rocco Papaleo:
I LUCANI ESISTONO!""

SBLOCCA ENERGIA, DC-LIBERTAS: PRIMA DELLA PROTESTA TENTARE OGNI FORMA DI MEDIAZIONE
Il coinvolgimento delle Regioni Basilicata e Sicilia in merito alla Strategia Energetica Nazionale valorizzando le stesse Regioni sul Patto di Stabilità a cui ha fatto riferimento oggi il Premier Renzi se proprio non può interpretarsi come una novità è senza dubbio lo “spiraglio” da non chiudere frettolosamente per riaprire il confronto politico-istituzionale in tema di royalties ed estrazioni in Basilicata. A sostenerlo è il segretario regionale della DC-Libertas Giuseppe Potenza per il quale l’atteggiamento prudente e responsabile assunto dal Governatore Pittella non va bollato aprioristicamente come atto di debolezza. E’ troppo facile fare polemiche e alzando i toni demagogici e populisti soffiare sul fuoco del malcontento generale. E’ decisamente più difficile – aggiunge Potenza – mettere su una linea che punti a strappare qualche risultato partendo da un dato di fatto che non possiamo contrastare in alcun modo: il Governo mira a estrarre 24 milioni di barili di greggio all’anno entro il 2020, il doppio degli idrocarburi estratti oggi in Italia. Non si sottovaluti – dice il segretario DC-Libertas – che le nuove norme contenute nel decreto sblocca Italia dovrebbero attirare investimenti per 15 miliardi di euro e come sostengono diversi esponenti del mondo della finanza non investire nell’industria degli idrocarburi porterà l’Italia, e l’intera Europa, a pagare molto di più l’energia elettrica (anche da parte delle famiglie), frenando lo sviluppo industriale e aggravando la crisi economica. Se dunque è antistorico semplicemente ipotizzare il blocco delle attuali estrazioni noi riteniamo che prima di dichiarare la sconfitta nell’interlocuzione con il Governo, nonostante la “provocazione” del sottosegretario Vicari, si debba tentare ogni strada di alta mediazione nell’interesse delle nostre comunità e dei nostri territori. Tutto questo senza però mostrare debolezze ma tenendo viva l’attenzione e la mobilitazione dei cittadini come delle istituzioni di ogni livello, dei partiti e delle forze sociali. E’ proprio quello che sta facendo il Presidente Pittella perché la protesta non può essere anteposta alla proposta e non si può abdicare al governo dei problemi. 
 
Nota di Miko Somma  - Sblocca che?...il petrolio!

"Nell’attesa di conoscere un qualche testo definitivo del decreto sblocca-Italia che occorrerà sia portato alla firma del Presidente della Repubblica – crediamo che le slides a cui ci ha abituato questo governo 2.0 proprio non bastino a far apporre la firma del Capo dello Stato – e così nell’attesa che la “mano destra” del ministero dello sviluppo economico a guida della destrorsa Guidi si concerti e sappia cosa fa la “mano morta” del ministero dell’economia a guida Padoan e Fondo Monetario Internazionale, pur qualche considerazione, che non siano né le forme di quel bellicismo proto-brigantesco a basso profilo politico o quella quasi godottiana attesa di eventi che a dispetto di tutti arriveranno, toccherà farla.
E non intendendo dilungarmi ancora su argomenti, quelli dell’aumento surrettizio ed esponenziale dei volumi di estratto degli idrocarburi in regione, di cui ormai da anni avviso la politica e la società lucana tutta e che finora sono stati ignorati o messi in disparte per le più varie forme di bassa convenienza o di miopia politica, argomenti che purtroppo e puntualmente oggi sono presentati all’incasso, sarebbe utilmente meglio cominciare a tratteggiare le cose da farsi per impedire che ciò avvenga e che questa nostra regione non diventi quella damigiana petrolifera che paga i conti del Paese, divenendo ciò che tutti sanno divenire qualsiasi zona del mondo dove si estraggano e trattino idrocarburi, una degradata ed inquinata periferia del mondo.
Il decreto nel passo specifico dedicato agli idrocarburi (ma anche delle infrastrutture legate all’energia) introduce una vera e propria innovazione costituzionale, che a titolo V ancora vigente, confligge subito e irrimediabilmente con il dettato costituzionale nelle materie di concorrenza legislativa delegate finora e tuttora alle regioni all’art. 117, derivandone una illegittimità che se non ravvisata dal Presidente della Repubblica che ha comunque facoltà di respingere la decretazione, non impedirebbe comunque alla Regione Basilicata di promuovere subito presso la Corte Costituzionale un giudizio di incostituzionalità del dettato ai sensi dell’art. 134 della stessa carta Costituzionale.
Sarebbe opportuno così che tale iniziativa sia subito messa in campo attraverso il nostro ufficio legale, allo scopo di precostituire una barriera temporale ad una parte del decreto in grado di reggere almeno fino all’approvazione definitiva di quella riforma del titolo V della Costituzione che ignominiosamente e per un meschino calcolo di bottega molti senatori hanno approvato, compresi i lucani, forse senza che costoro abbiano valutato appieno pesi e misure che un simile capovolgimento di assi decisori avrebbe comportato localmente in materie a forte impatto ambientale-strategico, sanitario e di programmazione dei territori.
Sarebbe inoltre molto opportuno che il nostro Presidente della regione prima di tutto spieghi ai cittadini lucani cosa significhino quelle parole del premier circa la proficua interlocuzione con i presidenti delle regioni, chiarendo così la qualità della sua interlocuzione, sia in merito alla materia degli aumenti degli estratti, sia in merito allo sforamento del patto di stabilità che era chiaro a tutti, forse tranne che a lui, che sarebbe stato usato come ariete per un ricatto vero e proprio, poi dica chiaro e tondo alla società lucana, senza quel pilatismo di scuderia renziana che lascia spazio a molti, troppi dubbi nei cittadini, se ha e quale sia la sua strategia per resistere a questa manovra a tenaglia, quindi le azioni che egli intende intraprendere, partendo da un dialogo che pure deve essere alla base di qualsiasi opposizione concertata e condivisa con i lucani tutti. Ma dialogo appunto, non scimmiottamento di un capopopolo.
Personalmente ritengo ancora utile l’idea di un referendum consultivo sulle nuove estrazioni che pure da oltre un anno affermo poter costituire un “fatto politico” tale da mettere sul piatto della bilancia la volontà di una parte del popolo italiano, i lucani appunto, di non volere altre estrazioni sul loro territorio ed intraprese invadenti quel minimo diritto di sovranità sulla propria regione che pure tutto il paese ha conquistato, forse sprecandolo e facendone cattivo uso, ma che non può essere cancellato con colpi di spugna che fanno ritornare indietro le lancette della storia.
È però sempre più urgente un atto di condivisione pubblico che unisca i lucani in questa che o diviene una battaglia di dignità e di sopravvivenza che si basa sulla richiesta di ritiro integrale di quella parte di un decreto che pare invece di sbloccare il paese, sbloccare solo il petrolio, accompagnandolo con atti forti quali il ricorso in Corte Costituzionale o diverrà in breve il disastro di una terra troppo finalizzata al petrolio ed ad interessi compositi che gli girano intorno per trovare spazio per essere altro.
Così se è importante non cadere nella trappola del divide et impera, sia demarcando all’interno della nostra società linee nette di confine tra buoni e cattivi, linee che mai ed in alcun luogo hanno raggiunto risultati, aiutando semmai proprio le forze esterne, sia perdendosi in sterili dibattiti sull’occupazione e sullo sviluppo che pur sarebbe possibile mediare – sugli idrocarburi qualche riflessione pur dovremmo averla maturata - quanto immaginare sin da subito il percorso unitario che porti l’intera società lucana,  a respingere con forza quella destinazione coatta del territorio che qualche facilone, scrivendo il titolo e lasciando lo svolgimento ai soliti lobbysti all’opera da anni, oggi inopinatamente indica come futuro per una regione da cui si è tenuto lontano nei suoi viaggi. Ed il presidente Pittella o unisce i lucani nel no a questo progetto sciagurato o meglio farebbe a trarne le dovute e debite conseguenze."



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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