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17/07/2015 10:22:04 - Articolo letto 2100 volte

Maida: "A proposito di trivelle in mare..."

Vincenzo Maida Vincenzo Maida
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"La politica regionale dovrebbe seguire una linea univoca. Non può un giorno esibirsi per l’approvazione alla camera dei deputati del cosiddetto Sblocca Italia , e un altro tentare di cavalcare l’inevitabile protesta contro quei provvedimenti. "
Basilicata "A proposito di trivelle in mare e sulla terraferma sarebbero sufficienti alcune elementari considerazioni per avere le idee chiare.
 In Italia vengono estratti poco più di 5 milioni di tonnellate di petrolio, molto meno dunque del 10% del fabbisogno nazionale, ne consumiamo infatti circa 80 milioni di tonnellate.
Di quei 5 milioni circa il 70% si trova, purtroppo, in Basilicata. Secondo uno studio del Ministero per lo Sviluppo Economico di qualche anno fa, si potrebbe arrivare a 129 milioni di tonnellate, tra estrazioni in mare e sulla terra ferma, cioè poco più del 10% del fabbisogno nazionale.
Questi dati sono ovviamente approssimativi, ma l’idea che danno è esatta: rischiamo di mettere a rischio un ecosistema e un patrimonio ambientale  di inestimabile valore, per recuperare neanche il 10% del fabbisogno nazionale.
I nostri pozzi, infatti, non sono come quelli arabi da dove il petrolio zampilla come da una fontana.
Le rassicurazioni sulla tutela ambientale, sul miglioramento degli impianti, sui maggiori investimenti in questo settore, lasciano il tempo che trovano. Pur senza essere degli specialisti in materia, è sufficiente leggere qualche ricerca nel settore per informarsi sulle ferite irreversibili che l’attività estrattiva infligge alla natura.
Anche la piattaforma nel Golfo del Messico era considerata sicura, eppure provocò il più grave disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti.
Proviamo ad immaginare un simile evento nel Golfo di Taranto con l’ acqua azzurra che si tinge di nero, la sabbia dorata delle nostre spiagge coperta da liquame e i pesci, che ora guizzano fino a riva , anneriti e affogati dal greggio.
Per i danni  derivanti dalle perforazioni su terra ferma consiglieremmo di approfondire l’argomento e di andarsi a leggere uno studio della ricercatrice italiana Maria Rita D’Orsogna, presso l’University at Northtridge di Los Angeles. I danni per la  salute umana causati da idrogeno solforato ( H2S), derivante dalle perforazioni e soprattutto dal pre-trattamento di idro-desulfurizzazione del greggio, sono rilevanti. Si tratta di poco più di una quarantina di pagine che vale pena approfondire.
Si apprenderebbe ad esempio che l’idrogeno solforato entra nel corpo umano in tre modi: per inalazione attraverso i polmoni, per via orale, specialmente dalla digestione di sostanze contaminate assorbite nel tratto intestinale, prima fra tutte l’acqua, diciamolo a coloro che utilizzano l’acqua del Pertusillo, e attraverso la pelle.  Per inalazione i danni sono a basse concentrazioni: tosse, mancanza di respiro, raffreddori, bronchite, affaticamento, ansietà, bronchite, irritabilità, declino intellettuale, mancanza di concentrazione, difetti della memoria e dell’apprendimento, modifiche del senso dell’olfatto e nelle capacità motorie, danni ai polmoni anche permanenti. Ad alte concentrazioni: edema polmonare, collasso cardiaco, paralisi dell’olfatto e persino morte. I danni alla pelle sono la presenza di vesciche, la morte dell’epidermide, irritazioni e pruriti. I danni agli occhi possono essere irreversibili con lacrimazione, congiuntiviti, bruciori, mancanza di messa a fuoco.  Anche il sistema nervoso può subire danni importanti. Quelli riportati sono solo una sintesi dei danni che l’idrogeno solforato provoca all’uomo e quindi anche agli animali, ai pesci, al mare ed alla flora dell’area interessata. I dati citati dallo studio non sono ipotetici, ma il frutto di una ricerca sulle popolazioni che li hanno già subiti ed essi sono stati monitorati negli anni. Lo studio si occupa anche del centro oli di Viggiano, valuta, altresì, anche l’impatto dell’idrogeno solforato sui bambini e la sua incidenza sul cancro con l’insorgenza di danni al DNA.  Si tratta dunque di un problema complesso e poco importa che un comune sia interessato direttamente o solo marginalmente, i confini geografici non sono coincidenti con quelli da inquinamento.
Per le trivelle nello jonio non riusciamo poi a comprendere la posizione del Ministero: che cosa significa affermare che autorizzare la ricerca non vuol dire ipso facto consentire l’estrazione del petrolio, qualora venga riscontrata una sua presenza significativa. Le  compagnie petrolifere non investono nella ricerca per hobby o per scopi scientifici, ma solo ed unicamente perché una volta trovato il petrolio devono fare di tutto per tirarlo fuori.
La politica regionale dovrebbe seguire una linea univoca. Non può un giorno esibirsi in un coro auto celebrativo  a   più voci  per l’approvazione alla camera dei deputati del cosiddetto Sblocca Italia, e specificamente per i provvedimenti riguardanti le estrazioni petrolifere, e un altro tentare di cavalcare l’inevitabile protesta contro quei provvedimenti.
A dicembre con lo Sblocca Italia venne rivendicato da tutti un nuovo accordo che metteva al centro sviluppo, salute e ambiente, che voleva dire tutto e nulla. Già allora bisognava  invece  mettere in discussione l’impianto della politica energetica nel nostro Paese e sottolineare che un lucroso affare lo faranno solo le compagnie petrolifere, la cui forza contrattuale è dimostrata dalla loro storia, tutt’altro che cristallina, dalla tragica fine di Enrico Mattei all’inchiesta del 1974 di tre Pretori di Genova su di un fenomeno di aggiotaggio, cioè la diffusione di notizie false, esagerate, o la messa in opera di altri artifizi finalizzati ad alterare i prezzi di mercato delle risorse energetiche, fino all’ attività corruttrice effettuata dalle compagnie petrolifere per ottenere una serie di provvedimenti legislativi e amministrativi a loro favore, con il versamento di ingenti somme di denaro a partiti politici e giornali governativi.
 
Vincenzo Maida
Centro Studi Jonico DRUS"



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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